Grillini dispotici
Egregio direttore, da ex attivista del Movimento Cinque Stelle la decisione del sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, di abbandonare Grillo e compagni. è un’ulteriore prova della bontà della mia scelta, convinto della deriva oligarchica di un’associazione nata con i migliori auspici, ma poi vittima di se stessa.
Pizzarotti, infatti, è il classico esempio di chi avrebbe dovuto fare il burattino da subito, una volta eletto nel 2012, seguendo fedelmente i dettami — anzi gli ordini — politici dei vertici assolutistici del Movimento. E ciò che è avvenuto quest’anno non è stato che un pretesto per trovare il modo per presentare il conto al primo cittadino di Parma.
La storia, infatti, è nota: nel maggio del 2016 il sindaco Pizzarotti viene indagato per abuso di ufficio a seguito di un’inchiesta sulle nomine al Teatro Regio. Pochi giorni dopo, il primo cittadino viene subito sospeso dal M5S tramite un comunicato sul blog di Beppe Grillo. La colpa? Non avere spedito allo staff la documentazione relativa all’indagine. Eppure, qualche mese dopo, a settembre, le accuse a carico di Pizzarotti furono archiviate e legittimamente il sindaco di Palermo ha chiesto il reintegro nel M5S. Richiesta, però, non accolta. Si arriva così alla decisione di Pizzarotti di abbandonare il Movimento Cinque Stelle, spiegando di non riconoscersi più nella linea politica di Beppe Grillo, soprattutto in considerazione del trattamento subito, aggravato ulteriormente dal congedo più ironico che freddo del leader: «Arrivederci Pizza. Rendi pubblici il prima possibile i documenti richiesti il 6 giugno».
Come scritto all’inizio, l’accanimento ideologico contro il sindaco Pizzarotti è stato vergognoso non solo dal punto di vista politico ma anche e soprattutto umano. Da questa faccenda è emerso chiaramente il vero volto del Movimento Cinque Stelle: autoritario e dispotico con l’uso strumentale della democrazia diretta (gli eletti non devono abbaiare ma solo scodinzolare e fare il riporto).
Gian Piero Robbi