IL RAPPORTO PEDONI-BICICLETTE TRA PRUDENZA E BUONA EDUCAZIONE
Era scontato, ma da oggi è anche ufficiale: la Svp si è pronunciata per il Sì al referendum costituzionale del 4 dicembre, senza voto contrario del suo direttivo. La Svp rassicura i suoi fedeli e l’elettorato in generale che la riforma non toccherà le Regioni e Province autonome che, grazie alla norma di transizione, potranno rivedere i loro statuti e tirarsi fuori alle ripercussioni negative del nuovo assetto centralista dello Stato. “Revisione” in questo caso non significa altro che adattamento, perché non potranno esserci due sviluppi contrastanti all’interno del sistema giuridico.
Eventuali eccezioni per regioni specialissime andavano inserite subito, in concomitanza con la riforma. Per esempio il diritto al veto da parte delle Regioni autonome nei confronti di modifiche unilaterali dei loro statuti oppure un’esenzione chiara dal principio di supremazia dello Stato. La necessità dell’intesa fra Stato e Province autonome, oggi sbandierata dalla Svp come baluardo dello Statuto, non equivale a un diritto di veto. Si rivelerà come norma debole, nel momento in cui le Province autonome non solo sono chiamate ad Ieri sul marciapiede sono stata quasi travolta da un ragazzo che sfrecciava in bicicletta. Ho provato a protestare e lui mi incredibilmente ha mandato a quel paese con un sorriso un po’ irridente, come se fossi io quella in torto. Complimenti, evidentemente le multe che fanno i vigili non sono abbastanza. Vedo peraltro che in città stanno aumentando i tratti di strada dove è consentita la circolazione mista tra pedoni e biciclette. Io su questa idea sono personalmente molto incerta: potrebbe essere una buona soluzione per aumentare il senso civico e la prudenza dei ciclisti, ma anche un aumento di caos foriero di incidenti e di ulteriori litigi. Cosa ne pensano i nostri politici? adattarsi, ma rivendicano un effettivo avanzamento della loro autonomia.
Per quanto riguarda l’auspicato rafforzamento dell’autonomia la Svp si fida, oltre dei buoni rapporti con il partito al governo, della possibilità di una procedura accelerata per il trasferimento di nuove competenze, che sarebbe contenuta nel nuovo art. 116 della Costituzione, comma 3. A ben vedere questa disposizione si rivela come “clausola di restrizione dell’autonomia” perché elenca solo poche competenze trasferibili, gran parte delle quali già in mano delle Province autonome. Dall’altra parte nella nuova Costituzione non c’è traccia di norma che esplicitamente consenta alle Regioni a statuto speciale di poter ampliare la loro autonomia.
In Alto Adige, però, le attese in riguardo allo sviluppo dell’autonomia non si fermano ad una pura difesa dell’esistente. Il concetto di autonomia dinamica e integrale e ora tutto il processo della Convenzione hanno messo la popolazione sulla traiettoria di un ulteriore ampliamento dell’autonomia vigente, ritenuto insufficiente. La stessa Svp con le sue proposte di legge costituzionali ha chiaramente indicato l’indirizzo e la portata di tale esigenza. Si tratta di proposte legittime, ma in controtendenza al vento centralista che soffia a Roma. Proposte che saranno più difficili
Gentile signora De Marchi,
Appena letta la sua lettera non ho potuto fare a meno, dentro di me, di sorridere con allegrezza: evviva, finalmente qualcuno che è alle prese con normali problemi di maleducazione o di inevitabile leggerezza giovanile e che non ha sulle spalle tutte le tragedie del mondo cariche solo di tante domande e di poche risposte efficaci. Mi dispiace, ovviamente, per il quasi incidente di cui è stata protagonista. I nostri politici immagino possano solo dire ai vigili urbani di essere ancor più «vigili» di quanto già non siano. E di dare , se necessario, qualche ulteriore multa, cosa che del resto (come lei riconosce) già fanno. Per il resto bisogna affidarsi soprattutto alla buona educazione e al buon esempio. da far approvare da un Senato composto in primo luogo da Sindaci e consiglieri di Regioni ordinarie indebolite, in un contesto più centralista.
Viene da chiedere: come mai la Svp non ha rivendicato un diritto al veto, che perfino era già presente nella riforma costituzionale di Berlusconi-Bossi del 2005, poi bocciata dalla stessa Svp nel referendum del 2006? Perché le Regioni speciali non si sono impegnate a fondo per un’esenzione dal principio di supremazia (interesse nazionale) che era sparito nella riforma del 2001? Come mai i rappresentanti Svp nel Parlamento non hanno almeno legato il loro sì alla riforma all’approvazione delle loro proposte di legge costituzionali sulla riforma dell’autonomia già presenti?
Da questo Sì della Svp a una riforma fondamentalmente centralista, quindi contraria al suo credo di fondo, emerge una strategia troppo centrata sull’esistente, una partita tutta in difesa. Perché mai, dato che l’Alto Adige non può essere tacciato di malgoverno sistematico? La riforma costituzionale voluta da Renzi peggiora le prospettive di più poteri regionali in generale, restringe gli spazi di partecipazione, erode la solidarietà fra le Regioni. Speriamo che l’elettorato abbia più lungimiranza della sua maggior forza politica.
Thomas Benedikter