Corriere dell'Alto Adige

IL RAPPORTO PEDONI-BICICLETTE TRA PRUDENZA E BUONA EDUCAZIONE

- Elisabetta De Marchi,

Era scontato, ma da oggi è anche ufficiale: la Svp si è pronunciat­a per il Sì al referendum costituzio­nale del 4 dicembre, senza voto contrario del suo direttivo. La Svp rassicura i suoi fedeli e l’elettorato in generale che la riforma non toccherà le Regioni e Province autonome che, grazie alla norma di transizion­e, potranno rivedere i loro statuti e tirarsi fuori alle ripercussi­oni negative del nuovo assetto centralist­a dello Stato. “Revisione” in questo caso non significa altro che adattament­o, perché non potranno esserci due sviluppi contrastan­ti all’interno del sistema giuridico.

Eventuali eccezioni per regioni specialiss­ime andavano inserite subito, in concomitan­za con la riforma. Per esempio il diritto al veto da parte delle Regioni autonome nei confronti di modifiche unilateral­i dei loro statuti oppure un’esenzione chiara dal principio di supremazia dello Stato. La necessità dell’intesa fra Stato e Province autonome, oggi sbandierat­a dalla Svp come baluardo dello Statuto, non equivale a un diritto di veto. Si rivelerà come norma debole, nel momento in cui le Province autonome non solo sono chiamate ad Ieri sul marciapied­e sono stata quasi travolta da un ragazzo che sfrecciava in bicicletta. Ho provato a protestare e lui mi incredibil­mente ha mandato a quel paese con un sorriso un po’ irridente, come se fossi io quella in torto. Compliment­i, evidenteme­nte le multe che fanno i vigili non sono abbastanza. Vedo peraltro che in città stanno aumentando i tratti di strada dove è consentita la circolazio­ne mista tra pedoni e biciclette. Io su questa idea sono personalme­nte molto incerta: potrebbe essere una buona soluzione per aumentare il senso civico e la prudenza dei ciclisti, ma anche un aumento di caos foriero di incidenti e di ulteriori litigi. Cosa ne pensano i nostri politici? adattarsi, ma rivendican­o un effettivo avanzament­o della loro autonomia.

Per quanto riguarda l’auspicato rafforzame­nto dell’autonomia la Svp si fida, oltre dei buoni rapporti con il partito al governo, della possibilit­à di una procedura accelerata per il trasferime­nto di nuove competenze, che sarebbe contenuta nel nuovo art. 116 della Costituzio­ne, comma 3. A ben vedere questa disposizio­ne si rivela come “clausola di restrizion­e dell’autonomia” perché elenca solo poche competenze trasferibi­li, gran parte delle quali già in mano delle Province autonome. Dall’altra parte nella nuova Costituzio­ne non c’è traccia di norma che esplicitam­ente consenta alle Regioni a statuto speciale di poter ampliare la loro autonomia.

In Alto Adige, però, le attese in riguardo allo sviluppo dell’autonomia non si fermano ad una pura difesa dell’esistente. Il concetto di autonomia dinamica e integrale e ora tutto il processo della Convenzion­e hanno messo la popolazion­e sulla traiettori­a di un ulteriore ampliament­o dell’autonomia vigente, ritenuto insufficie­nte. La stessa Svp con le sue proposte di legge costituzio­nali ha chiarament­e indicato l’indirizzo e la portata di tale esigenza. Si tratta di proposte legittime, ma in controtend­enza al vento centralist­a che soffia a Roma. Proposte che saranno più difficili

Gentile signora De Marchi,

Appena letta la sua lettera non ho potuto fare a meno, dentro di me, di sorridere con allegrezza: evviva, finalmente qualcuno che è alle prese con normali problemi di maleducazi­one o di inevitabil­e leggerezza giovanile e che non ha sulle spalle tutte le tragedie del mondo cariche solo di tante domande e di poche risposte efficaci. Mi dispiace, ovviamente, per il quasi incidente di cui è stata protagonis­ta. I nostri politici immagino possano solo dire ai vigili urbani di essere ancor più «vigili» di quanto già non siano. E di dare , se necessario, qualche ulteriore multa, cosa che del resto (come lei riconosce) già fanno. Per il resto bisogna affidarsi soprattutt­o alla buona educazione e al buon esempio. da far approvare da un Senato composto in primo luogo da Sindaci e consiglier­i di Regioni ordinarie indebolite, in un contesto più centralist­a.

Viene da chiedere: come mai la Svp non ha rivendicat­o un diritto al veto, che perfino era già presente nella riforma costituzio­nale di Berlusconi-Bossi del 2005, poi bocciata dalla stessa Svp nel referendum del 2006? Perché le Regioni speciali non si sono impegnate a fondo per un’esenzione dal principio di supremazia (interesse nazionale) che era sparito nella riforma del 2001? Come mai i rappresent­anti Svp nel Parlamento non hanno almeno legato il loro sì alla riforma all’approvazio­ne delle loro proposte di legge costituzio­nali sulla riforma dell’autonomia già presenti?

Da questo Sì della Svp a una riforma fondamenta­lmente centralist­a, quindi contraria al suo credo di fondo, emerge una strategia troppo centrata sull’esistente, una partita tutta in difesa. Perché mai, dato che l’Alto Adige non può essere tacciato di malgoverno sistematic­o? La riforma costituzio­nale voluta da Renzi peggiora le prospettiv­e di più poteri regionali in generale, restringe gli spazi di partecipaz­ione, erode la solidariet­à fra le Regioni. Speriamo che l’elettorato abbia più lungimiran­za della sua maggior forza politica.

Thomas Benedikter

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