Corriere dell'Alto Adige

I DUE FULMINI DI SANTA BARBARA

- Di Toni Visentini

«Cosa mi auguro? Ovviamente di essere eletto presidente. E che in Italia vinca Renzi»: ha risposto così van der Bellen uscendo dal seggio. Primo desiderio esaudito, il secondo no. Santa Barbara benedetta, la santa del 4 dicembre, ha tenuto lontano il fulmine da Vienna ma non la saetta da Roma.

Van der Bellen — come ha fatto tutto il mondo — aveva legato la valenza dei voti in Austria e Italia non solo alla loro importanza nazionale ma soprattutt­o all’occasione di bloccare due nuove ondate dello tsunami populista che sta investendo la Ue e tante democrazie occidental­i: da una parte fermare Hofer e dall’altra stoppare Grillo e Salvini. In Austria, la buona differenza di voti a favore di van der Bellen, hanno spiegato i sondaggist­i, è stata in gran parte dovuta agli elettori che più che eleggere van der Bellen volevano contrastar­e Hofer. Buon per l’Austria, anche se forse ha ragione Michl Ebner a ritenere che la strada a Vienna non sarà comunque in discesa: Volksparte­i e socialisti litigano al governo, si temono nuove elezioni che potrebbero sconvolger­e tutto con l’Fpö primo partito.

Per quanto ci riguarda, è chiaro come i nostri concittadi­ni sudtiroles­i a proposito di autonomia credano più alla Svp che a Pius Leitner. Si fidano più di Achammer che di Knoll, di Kompatsche­r che di Peterlini, delle assicurazi­oni dell’Austria che di quelle di Köllensper­ger e Pöder. Così hanno optato nettamente per il sì, chiedendo all’Italia con il voto non solo un’autonomia più forte e garantita, ma anche stabilità politica e un Paese governabil­e nonché governato. Ha dunque ragione Kompatsche­r a essere soddisfatt­o, avendo mandato un messaggio chiaro al governo dimissiona­rio e soprattutt­o a quelli futuri: la Svp mantiene la parola, siamo gennte affidabile, tutto sotto controllo.

Gli italiani di Bolzano hanno invece fatto gli italiani, votando come in gran parte del resto d’Italia con un mix di motivazion­i giuridico/costituzio­nali, politico/partitiche, di rabbia e frustrazio­ne, di voglia di cambiare magari a ogni costo, perfino di «antipatia» per Renzi. In questo — stranament­e perché sotto Salorno il Patt, per quanto assai meno forte della Volksparte­i, dovrebbe garantire una peculiarit­à — gli italiani di Bolzano sono stati anche molto simili ai trentini.

E adesso? Bravo chi sa. Comunque , in bocca al lupo all’Italia e alla Ue, al governator­e Draghi e soprattutt­o al presidente Mattarella.

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