«La Stella alpina è l’ultima forza popolare»
Pallaver: «I cittadini altoatesini seguono ancora l’orientamento indicato»
BOLZANO Una delle poche province in Italia — quella altoatesina — che si è espressa a favore del Sì porta inevitabilmente all’analisi di Günther Pallaver, storico, sociologo, scienziato della politica e docente all’università di Innsbruck.
Professore, analizziamo allora subito i risultati dopo le campagne pro Sì della Svp e del Pd.
«Quello che mi stupisce è che l’Svp sia rimasta l’unico partito popolare — sottolineo “popolare” — che riesce ancora a dare un orientamento politico ai propri elettori e gli elettori si fidano». Le altre forze politiche hanno perso la loro forza coesiva,
invece.
«Certamente. La Stella alpina è rimasta l’ultima in Italia in grado di orientare i suoi elettori. I quali, in una percentuale ancora maggiore rispetto ai risultato delle passate elezioni locali, hanno votato come la Svp stessa richiedeva in questo referendum costituzionale».
Questo partito dovrà allora giocare quali prossime partite?
«Direi due. Una è legata al sistema elettorale. Il vecchio Porcellum è stata una manna per la Svp e anche con il nuovo sistema vorrà assicurarsi posti in parlamento». E la seconda? «Parliamo della riforma delqui,
lo Statuto. Credo che questo progetto di riforma a medio termine non andrà in porto. Il clima d’opinione verso le ragioni a statuto speciale è pessimo e anche il mainstream dell’opinione pubblica è avverso a queste regioni». Poi?
«In mancanza di sicurezze sul sistema elettorale, la Svp non intraprenderà nulla per la riforma dello statuto. Salvo il solito lavoro nella commissione dei dodici e nella commissione dei sei, dove si tratta a tavolino tra Regione e governo di Roma».
E dunque Kompatscher accentuerà le proprie attenzioni verso il Trentino, come del
resto accade da anni e non da oggi?
«Il Landeshauptmann ha capito da tempo che si fa meglio se si è in due (insieme con Trento). Ma ricordo anche che già nel corso delle trattative per il primo statuto dell’Autonomia, alcuni esponenti Svp erano a favore della Regione, sostenendo che “insieme saremo più forti”. Una vecchia tradizione, insomma».
L’altro partito a favore del Sì era il Pd. Che non è stato ascoltato come la Stella alpina. I motivi?
«Il voto di lingua italiana è risultato frammentato, come quello a livello nazionale del resto. Il Pd si è diversificato come nelle altre regioni. Il partito locale poteva fare qualcosina in più per sostenere il suo Sì e impegnarsi maggiormente». Quando si andrà a votare per le elezioni politiche? «Non in tempi brevissimi, i partiti prima puntano a una riforma
del sistema elettorale che ne tuteli la presenza nel prossimo parlamento».
Domenica è stato anche il giorno delle presidenziali austriache.
«Il risultato è positivo per vari motivi. Per la stessa Austria, poiché con la vittoria di Hofer si sarebbe avviata una fase di instabilità. E poi rappresenta un segnale “bianco-rosso” (colori della bandiera austriaca) verso l’Europa. Il 62 % ha votato van der Bellen e in maggioranza lo hanno votato anche i giovani. Questo è doppiamente positivo: saranno loro a salvare l’Europa dal populismo». E i rapporti Vienna-Alto Adige?
«Un rapporto di amicizia tra Italia e Austria è solo a favore dell’Alto Adige. Con Hofer avremmo registrato di sicuro nuove tensioni».