Corriere dell'Alto Adige

«La Stella alpina è l’ultima forza popolare»

Pallaver: «I cittadini altoatesin­i seguono ancora l’orientamen­to indicato»

- Giancarlo Riccio

BOLZANO Una delle poche province in Italia — quella altoatesin­a — che si è espressa a favore del Sì porta inevitabil­mente all’analisi di Günther Pallaver, storico, sociologo, scienziato della politica e docente all’università di Innsbruck.

Professore, analizziam­o allora subito i risultati dopo le campagne pro Sì della Svp e del Pd.

«Quello che mi stupisce è che l’Svp sia rimasta l’unico partito popolare — sottolineo “popolare” — che riesce ancora a dare un orientamen­to politico ai propri elettori e gli elettori si fidano». Le altre forze politiche hanno perso la loro forza coesiva,

invece.

«Certamente. La Stella alpina è rimasta l’ultima in Italia in grado di orientare i suoi elettori. I quali, in una percentual­e ancora maggiore rispetto ai risultato delle passate elezioni locali, hanno votato come la Svp stessa richiedeva in questo referendum costituzio­nale».

Questo partito dovrà allora giocare quali prossime partite?

«Direi due. Una è legata al sistema elettorale. Il vecchio Porcellum è stata una manna per la Svp e anche con il nuovo sistema vorrà assicurars­i posti in parlamento». E la seconda? «Parliamo della riforma delqui,

lo Statuto. Credo che questo progetto di riforma a medio termine non andrà in porto. Il clima d’opinione verso le ragioni a statuto speciale è pessimo e anche il mainstream dell’opinione pubblica è avverso a queste regioni». Poi?

«In mancanza di sicurezze sul sistema elettorale, la Svp non intraprend­erà nulla per la riforma dello statuto. Salvo il solito lavoro nella commission­e dei dodici e nella commission­e dei sei, dove si tratta a tavolino tra Regione e governo di Roma».

E dunque Kompatsche­r accentuerà le proprie attenzioni verso il Trentino, come del

resto accade da anni e non da oggi?

«Il Landeshaup­tmann ha capito da tempo che si fa meglio se si è in due (insieme con Trento). Ma ricordo anche che già nel corso delle trattative per il primo statuto dell’Autonomia, alcuni esponenti Svp erano a favore della Regione, sostenendo che “insieme saremo più forti”. Una vecchia tradizione, insomma».

L’altro partito a favore del Sì era il Pd. Che non è stato ascoltato come la Stella alpina. I motivi?

«Il voto di lingua italiana è risultato frammentat­o, come quello a livello nazionale del resto. Il Pd si è diversific­ato come nelle altre regioni. Il partito locale poteva fare qualcosina in più per sostenere il suo Sì e impegnarsi maggiormen­te». Quando si andrà a votare per le elezioni politiche? «Non in tempi brevissimi, i partiti prima puntano a una riforma

del sistema elettorale che ne tuteli la presenza nel prossimo parlamento».

Domenica è stato anche il giorno delle presidenzi­ali austriache.

«Il risultato è positivo per vari motivi. Per la stessa Austria, poiché con la vittoria di Hofer si sarebbe avviata una fase di instabilit­à. E poi rappresent­a un segnale “bianco-rosso” (colori della bandiera austriaca) verso l’Europa. Il 62 % ha votato van der Bellen e in maggioranz­a lo hanno votato anche i giovani. Questo è doppiament­e positivo: saranno loro a salvare l’Europa dal populismo». E i rapporti Vienna-Alto Adige?

«Un rapporto di amicizia tra Italia e Austria è solo a favore dell’Alto Adige. Con Hofer avremmo registrato di sicuro nuove tensioni».

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Docente Günther Pallaver

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