Tommasini: soluzione ottima Bizzo: la Svp non detti legge Alfreider: abbassiamo i toni
BOLZANO «I toponimi non appartengono a noi politici, ma alle persone che li usano». Per questa ragione Roberto Bizzo, accerchiato dai componenti del Pd che minacciano di chiederne le dimissioni dalla Commissione dei Sei, non si piega. «La proposta Palermo è addirittura più realista del re. Vengono infatti mantenuti in tedesco i toponimi dell’allegato B, praticamente facendo un favore alla Svp, quando in realtà la stessa Avs per bocca del presidente Georg Simeoni ha chiarito che l’allegato A andrebbe benissimo e che altre discussioni non sono altro che beghe politiche» chiarisce Bizzo, che in vista dell’assemblea democratica di lunedì sera anticipa già il ragionamento che sottoporrà ai colleghi di partito: «Per quanto mi riguarda non esiste un vincolo di mandato. Sulle questioni di coscienza ciascuno è non solo libero ma anche tutelato dall’articolo 67 della Costituzione». Bizzo si trova però contro tutto (o quasi) il partito, a cominciare dal vice presidente della giunta provinciale Christian Tommasini, che sposa appieno la soluzione di Palermo. «La norma di attuazione di cui stiamo discutendo è avanzatissima. Se approvata, costituzionalizzerebbe il principio dell’autonomia concertata, facendo segnare un salto di qualità rispetto al passato. Per quanto riguarda i toponimi il lavoro di Palermo è certamente migliore rispetto a quello impugnato dal Governo e per questo rappresenta una grande possibilità» chiarisce Tommasini. Anche Daniel Alfreider invita a concentrarsi sul merito della questione, «cercando di portare avanti la convivenza e usando toni adeguati alla delicatezza della questione. L’obiettivo è di avere una commissione super partes che decida in caso di controversia». Con Bizzo si schiera invece il consigliere comunale Claudio Della Ratta, che invita il Pd a «capire che continuando a assecondare la Svp si distanzia sempre più dell’elettorato, stanco di vedere ignorate legittime esigenze in nome della governabilità».
Della Ratta «I democratici smettano di assecondare la Volkspartei»