Lo spot sul gioco d’azzardo inguaia Mosna
Il giudice: pena di 15 giorni. Il patron di Diatec: «Decisione incomprensibile, faremo appello»
TRENTO «È una sentenza incomprensibile». Usa toni pacati, ma non nasconde lo smarrimento di fronte a una decisione che forse non si aspettava, il patron della Trentino Volley, Diego Mosna. Il numero uno della Trentino Volley spa è stato processato e condannato, ieri mattina, a 15 giorni di arresto e 100 euro di ammenda, per la pubblicità fatta da un bookmaker europeo, ritenuto «abusivo», che promuove il gioco d’azzardo e le scommesse online. «Ci sono altre società italiane che fatto la stessa pubblicità e nessuno ha avuto guai — spiega — solo a Trento hanno condannato». Mosna richiama alla memoria una sentenza della Corte di giustizia europea, al centro anche di una corposa memoria difensiva, che di fatto aveva autorizzato il bookmaker ad operare. Secondo i giudici europei «una normativa nazionale che vieta l’esercizio di attività, accettazione, registrazione e trasmissione di proposte di scommesse, in particolare sugli eventi sportivi, in assenza di autorizzazione rilasciata dallo Stato membro, costituisce una restrizione della libertà». La difesa annuncia il ricorso in appello. «È una sentenza inaccettabile» chiosa l’avvocato Bonifacio Giudiceandrea. Un aspetto è certo: la questione è squisitamente tecnica. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Mosna avrebbe consentito di pubblicizzare sul sito internet della «trentinovolley.it», sulle maglie dei giocatori e sui cartelloni pubblicitari, posti ai lati del campo di gioco, il marchio del bookmaker non autorizzato.
Nel mirino della magistratura è finito il marchio «PlaneWin365», che promuove il gioco online delle scommesse, ma, ad avviso della Procura, non sarebbe autorizzato dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli ad operare in Italia. Mosna è stato chiamato in causa in quanto legale rappresentante della società di pallavolo, che milita in serie A. La Procura contesta la violazione dell’articolo 4 comma 2 della legge 401/1989 (che prevede l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda da 51 a 516 euro), ossia l’aver fatto pubblicità a un ente che gestisce in modo «abusivo» le scommesse sul web nel corso del campionato 2011/2012. Secondo la guardia di finanza, che ha condotto le indagini, il bookmaker europeo non avrebbe alcuna autorizzazione per operare in Italia e quindi non poteva fare pubblicità. Una tesi condivisa dalla Procura che ha chiesto e ottenuto dal gip Francesco Forlenza un decreto penale di condanna da 1.300 euro. Non dalla difesa che promette battaglia.