Le parrocchie ospitano i «fuori quota»
La Curia mette a disposizione alcuni locali in centro. Sprar, Merano studia il bando
La chiesa si mobilita di fronte all’emergenza rifugiati. Due parrocchie del centro hanno iniziato ad accogliere i migranti fuori quota che non trovano posto nelle strutture provinciali.
BOLZANO «Lasciate che i poveri vengano a me». La chiesa altoatesina, fedele al Vangelo, ha aperto le porte ai rifugiati. In particolare a quelli che non trovano posto nè nei centri profughi nè all'emergenza freddo. E così ogni sera alcuni volontari radunano quelli che non hanno un posto dove andare e li accompagnano in parrocchia.
La questione dell’accoglienza dei profughi continua a far discutere. Oggi la Lega Nord manifesterà davanti all’Alimarket per chiedere la chiusura della struttura dove, un paio di settimane fa, è stata aggredita un’operatrice di Volontarius. Un episodio che dimostra quanto difficile sia la situazione all’interno delle strutture. «Alcuni ragazzi ci raccontano che li dentro è un inferno» racconta Karin, una volontaria che da settimane si occupa dell’assistenza dei profughi che orbitano intorno alla stazione.
Ogni sera, nel centro di piazza Verdi dove vengono distribuiti i pasti ai clochard, va in scena l’asta della disperazione. Gli operatori di Volontarius e San Vincenzo fanno la «spunta» dei posti dell’emergenza freddo che non sono mai abbastanza. Chi prima arriva alloggia, gli altri all’addiaccio perchè la struttura di via Gobetti ha una capienza limitata. «Ogni sera li raduniamo e li portiamo a dormire in alcune parrocchie che hanno aperto le porte» racconta ancora Karin che ogni sera accompagna una ventina di giovani, per lo più africani, nei locali che la Chiesa ha messo a disposizione nel quartiere Centro.
Il sacerdote che si è offerto non vuole essere nominato. «La carità si fa in silenzio» ci dice il don. «Non scrivete dove li portiamo, altrimenti ci troviamo anche noi una manifestazione» dice ancora il sacerdote che teme le reazioni di una città che sembra diventare sempre più intollerante tanto che chi aiuta è quasi costretto a nascondersi.
Intanto il vicesindaco di Merano Andrea Rossi, che giovedì ha partecipato al tavolo per l’integrazione di Bolzano, torna sulla questione dello Sprar. «Non c’è ancora nulla di deciso ma il Comune di Merano — precisa Rossi — sta studiando il modello Sprar (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) a cui aderiscono quasi 1.000 comuni in Italia. Un modello che punta a un’accoglienza diffusa con programmi di formazione e di integrazione finanziati al 95% dallo Stato». Soldi che invece la Provincia ha sempre rifiutato.