Consulte scolastiche, legge contestata
Riforma, riunione con gli assessori. Genitori e studenti scettici: partecipazione ridotta
Suscita malumori il taglio drastico dei posti a disposizione delle consulte negli organi di rappresentanza scolastica previsto dalla bozza della nuova legge provinciale approvata lunedì dalla giunta. Nel nuovo organo immaginato dagli assessori Achammer, Mussner e Tommasini dovrebbe esserci posto complessivamente solo per 12 rappresentanti dei genitori oggi sono 36 (solo quelli delle scuole italiane) e per otto portavoce degli studenti delle scuole superiori.
BOLZANO Partecipare. Sì, ma come? La bozza della nuova legge provinciale che rivoluziona gli organi di rappresentanza scolastica non piace a genitori e studenti. Nel corso della presentazione del testo (ancora provvisorio), avvenuta lunedì pomeriggio a palazzo Widmann, ha suscitato critiche — senza distinzione di gruppo linguistico — in particolare il taglio drastico dei posti a disposizione nelle Consulte. Nel nuovo organo, come immaginato dagli assessori Philipp Achammer, Florian Mussner e Christian Tommasini, dovrebbe esserci posto complessivamente solo per 12 rappresentanti dei genitori oggi sono 36 (solo quelli delle scuole italiane) e per otto portavoce degli studenti delle scuole superiori. Previsti ulteriori incontri per provare a smussare le posizioni, ma il tempo stringe: all’inizio di maggio la giunta intende infatti presentare la prima versione uficiale della nuova legge.
Nell’ambito degli organi collegiali, ogni scuola (italiana, tedesca e ladina) ha una sua consulta provinciale dei genitori, con funzioni simili a quella degli studenti. Attualmente è composta da un rappresentante per ogni istituzione scolastica (eletto dal comitato dei genitori), mentre le scuole dell’infanzia sono rappresentate da un genitore per ogni circolo didattico. I membri, la cui nomina avviene con decreto del sovrintendente, durano in carica tre anni. Le consulte provinciali, come riportato sul sito della Rete civica, «formulano proposte utili a migliorare i vari aspetti relativi alla scuola». In altre parole, attraverso tale strumento genitori e alunni partecipano a tutte le decisioni strategiche della scuola altoatesina.
Da tempo la giunta Kompatscher stava valutando un riordino degli organi che garantiscono la partecipazione di genitori e alunni alle decisioni della scuola provinciale. Lunedì, a palazzo Widmann, gli assessori Achammer, Mussner e Tommasini hanno illustrato la prima bozza della legge che mira a riordinare le forme di rappresentanza. La presentazione, tuttavia, ha suscitato un «fuoco di fila» di critiche, senza distinzioni di gruppo linguistico. I rappresentanti dei genitori e degli studenti, compatti come raramente si era visto in passato, hanno lamentato soprattutto il taglio drastico di posti all’interno delle rispettive consulte.
La bozza istituisce il «nuovo consiglio del sistema educativo di istruzione provinciale», in carica cinque anni. Tale organo dovrebbe esprimere pareri obbligatori sui atti di indirizzo (per esempio su istituzione e soppressione di scuole) e svolgere attività consultiva su temi sottoposti dagli assessori. Tale consiglio, secondo la bozza, si articola in un’assemblea plenaria e in tre sezioni per gruppo linguistico. A far discutere è la composizione del «parlamentino»: nell’assemblea trovano posto — sempre in base alla bozza — solo 12 rappresentanti ei genitori, suddivisi per proporz. Considerando i ladini, agli italiani spetterebbero due o tre posti. Meno spazi anche per i portavoce degli studenti, che scenderebbero a otto membri complessivi (mentre oggi nella sola consulta studentesca italiana c’è posto per 17 scuole, ciascuna con un rappresentante e un vice).
«Così si perde il rapporto tra le singole scuole e la consulta» hanno lamentato compatti i rappresentanti di genitori e studenti. Gli assessori hanno replicato sottolineando il maggior grado di autonomia concesso per le forme di rappresentanza nelle singole scuole. Ma, almeno per il momento, il giudizio negativo di genitori e studenti rimane, anche perché una controproposta da loro avanzata non sarebbe stata presa in considerazione dalla giunta.