Caso Fadel, udienza di maggio a rischio I testimoni-chiave risultano irreperibili
Espatrio a pagamento, i profughi siriani accusavano l’ex operatore di Volontarius
BOLZANO Rischio fumata nera per l’incidente probatorio fissato dal giudice per le indagini preliminari Walter Pelino in merito al procedimento a carico di Firas Fadel, l’ex operatore di Volontarius in servizio al centro diurno di Brennero, accusato di aver procurato passaggi a pagamento ad alcuni profughi siriani diretti in Germania. Questi ultimi, testimoni - chiave dell’indagine, risultano però al momento irreperibili. Qualora le autorità tedesche non riuscissero a rintracciarli, dunque, la videoconferenza fissata per il 31 maggio per raccogliere la deposizione salterebbe e rischierebbe di venire meno una prova decisiva dell’inchiesta condotta dalla Procura, fondamentale soprattutto per la fase dibattimentale.
La famiglia, che ora ha presentato regolare richiesta di asilo in Germania, aveva dichiarato alla polizia austriaca di aver pagato una somma di denaro a Fadel per riuscire a oltrepassare il confine ed eludere i controlli delle pattuglie trilaterali al Brennero. Sono dunque loro i principali accusatori dell’ex operatore della Volontarius, che era peraltro il responsabile della struttura di accoglienza al valico. Non è comunque escluso che nelle prossime settimane i testi possano essere rintracciati, ma al momento non se ne avrebbero notizie. La circostanza, peraltro, potrebbe creare non pochi problemi anche sul fronte «germanico» dell’indagine: la magistratura tedesca, infatti, ha inquisito due cittadini libanesi residenti a Berlino, ritenuti a capo dell’organizzazione criminale che gestiva il traffico di migranti. Anche in questo caso, tra i testi principali risultano esserci proprio i profughi siriani chiamati in causa per l’incidente probatorio del 31 maggio. Non riuscire a rintracciarli vorrebbe dunque dire possibili problemi anche per il procedimento avviato in Germania.
Fadel, che dopo un periodo di detenzione in carcere si trova attualmente ai domiciliari, durante l’interrogatorio di garanzia aveva negato ogni addebito, in particolare sostenendo di non aver mai chiesto e incassato denaro dai profughi ai quali prestava assistenza. Decisive però, come detto, sono proprio le testimonianze delle persone alle quali, secondo l’ipotesi accusatoria, Fadel avrebbe chiesto soldi in cambio di un passaggio in auto verso il nord Europa.
L’indagine, lo ricordiamo, ha riguardato Italia, Austria e Germania con undici persone denunciate complessivamente. Per quanto riguarda il nostro paese, a seguito delle indagini condotte dalla squadra Mobile di Bolzano, oltre all’arresto di Fadel erano state denunciate altre sette persone, tra cui altri tre operatori della Volontarius - River Equipe in servizio al centro di accoglienza diurno di Brennero. La loro posizione, però, risultava essere molto più leggera, con accuse decisamente più lievi: a qualcuno era stato contestato l’aver convogliato alcuni profughi su un treno internazionale alla stazione di Fortezza, dove i controlli sono molto più blandi rispetto al confine. Ad altri denunciati, tra cui anche semplici cittadini estranei al mondo dell’accoglienza, era stato contestato l’aver pagato un biglietto del treno per la Germania ad alcuni migranti.
A loro, dunque, era stato contestato solo il reato di favoreggiamento, senza l’aggravante dello scopo di lucro, accusa che invece è stata mossa nei confronti di Fadel, 38enne curdo-iracheno da diversi anni in Italia, giunto anche lui nel nostro paese come profugo. La Volontarius, che si è sempre definita «parte lesa» nella vicenda e ha subito sospeso i tre operatori denunciati, è assistita dall’avvocato Flavio Moccia.