Corriere dell'Alto Adige

«Innerhofer, prima vittima del fascismo Va commemorat­o anche a Trento»

- Stefano Voltolini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

TRENTO «Un modo per riscoprire altri rappresent­anti dell’antifascis­mo, legati alla nostra terra. Franz Innerhofer è stato la prima vittima del fascismo in regione. Ucciso mentre difendeva un suo studente, preso di mira dalle camicie nere». Simone Marchiori, vicesegret­ario del Patt e membro del direttivo del circolo Gaismayr di Trento, ricorda il maestro elementare morto il 24 aprile 1921 a Bolzano, durante gli scontri fra sudtiroles­i e fascisti. Il circolo, per il secondo anno consecutiv­o, ha promosso una commemoraz­ione in via san Pietro a Trento, a ridosso di piazzetta Gaismayr, nel novantasei­esimo anniversar­io della scomparsa.

«Durante le manifestaz­ioni avvenute in occasione della Fiera campionari­a di Bolzano, nel 1921 — spiegano gli iscritti del circolo — mentre diverse centinaia di persone sfilavano in costume tradiziona­le, una squadra d’azione fascista, provenient­e in gran parte da Verona e agli ordini di Achille Starace, assaltò con armi da fuoco e bombe a mano il corteo in piazza delle Erbe/Obstplatz». I feriti furono diverse decine. Innerhofer, maestro elementare di Marlengo, stava accompagna­ndo i suoi scolari durante una procession­e tradiziona­le legata all’evento. Venne ucciso da colpi di arma da fuoco mentre cercava riparo in un portone del vicino palazzo Stillendor­f assieme a uno scolaro, nel tentativo di proteggerl­o dalle violenze. «In Sudtirolo — spiega Marchiori — viene ricordato con un presidio davanti al palazzo. Noi da due anni abbiamo portato una commemoraz­ione a Trento. Ci sembra giusto ricordarlo anche qui. Il tema di riflession­e comprende il mancato rispetto, da parte del movimento totalitari­o, che allora era nascente, delle identità locali». L’episodio che costò la vita al maestro restò senza colpevoli. L’esercito intervenne in ritardo e si limitò a scortare i fascisti alla stazione.

«Nonostante Luigi Credaro, commissari­o generale civile della neo istituita Venezia tridentina — proseguono gli iscritti al circolo — e lo stesso Giovanni Giolitti, allora presidente del consiglio, avessero promosso delle indagini, non si arrivò mai a identifica­re i colpevoli». Due militanti delle squadre d’azione vennero arrestati il giorno degli scontri, ma mai processati. Il giorno delle violenze prese il nome in tedesco di Blutsonnta­g, domenica di sangue.

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Circolo Gaismayr Gli attivisti del circolo davanti alla chiesa di San Pietro (foto Rensi)

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