Corriere dell'Alto Adige

IL VENTO CHE SOFFIA DALLA FRANCIA E GLI EFFETTI SULLA VOLKSPARTE­I

- Mauro Bertoli, Luigi Casanova

Ero di passaggio a Bolzano e ho apprezzato molto l’ulivo collocato all’imbocco di ponte Talvera: un bel segno di pace e di speranza. Speriamo ci protegga e ci porti bene. Comunque compliment­i alla città per gli addobbi floreali in generale. Sono sempre un vero piacere per gli occhi.

Luigi Costa, BRESCIA

ACQUA

Gli amministra­tori regionali veneti tornano a chiedere più acqua. E a quanto sembra servizi I francesi hanno scelto: la sfida finale si giocherà tra Macron e Le Pen. Al di là delle consideraz­ioni sull’ondata populista del Front National, a colpire è la conferma (se ce ne fosse stato bisogno) che i partiti tradiziona­li sono defunti. Mi riferisco a Macron che meno di un anno fa ha lanciato il suo movimento ed è arrivato domenica al suo primo test elettorale, sfoderando già un futuro – immaginiam­o – da presidente della Repubblica francese. Anche in Italia la difficoltà dei partiti è ormai pacifica. La crescita del movimento di Grillo, che ha sempre negato prassi da prima e seconda repubblica, conferma nel nostro Paese la disaffezio­ne verso quei laboratori di pensiero politico, ma anche sociale, che erano per l’appunto le formazioni tradiziona­li. Mi chiedo allora, pensando all’Alto Adige, se la Volksparte­i sia destinata a subire una mutazione oppure un’erosione del consenso a favore di nuove spinte provenient­i da destra e da sinistra. In fondo, la Stella alpina è l’unico partito sopravviss­uto alle trasformaz­ioni degli ultimi vent’anni. Il vento francese arriverà fino alle Dolomiti? E soprattutt­o, senza i partiti conosciuti sino a oggi, è possibile programmar­e strategie di governo destinate almeno negli intenti a durare nel tempo, sia a Bolzano, sia a livello nazionale? e politici trentini subito acconsento­no, intervenen­do in una situazione già precaria causa la prolungata siccità e l’assenza di neve in quota.

Sono vent’anni che il Veneto, ma anche la Lombardia, bussano per chiedere più acqua. Ricordiamo le richieste che coinvolgev­ano i livelli del lago di Garda perché le grandi centrali per la produzione elettrica erano all’asciutto, 2003 e non solo. Mai una volta che si risponda con un minimo di coraggio.

Da tempo ci si sarebbe dovuti accorgere che i cambiament­i climatici impongono ti comportame­nti diversi dal passato, un investimen­to in sobrietà, più attenzione verso le risorse naturali.

È venuto il momento che gli agricoltor­i veneti e lombardi

Caro Bertoli,

la mia opinione è che l’Svp non sia destinata — in un periodo medio di previsione — a subire i contraccol­pi che lei ricorda per gli altri partiti tradiziona­li in Francia e pure, in una certa misura, in Italia. La Südtiroler Volksparte­i ha caratteris­tiche proprie che la rendono diversa e probabilme­nte unica in Europa.

La prima e fondamenta­le peculiarit­à è di essere un partito etnico, cioè che rappresent­a gli interessi della minoranza di lingua tedesca in Italia. Ed è anche per questo, inevitabil­mente, un partito interclass­ista. Fino a quando i sudtiroles­i si sentiranno minoranza nazionale, l’Svp non avrà crisi sostanzial­i, a meno di errori politici clamorosi.

Non è dunque un caso se il partito continua imperterri­to a respingere tutte le sollecitaz­ioni a diventare anche formalment­e un partito di tutti gli altoatesin­i, italiani compresi, i cui voti e il cui rispetto sono ovviamente ben accetti, ma nulla più. La crisi più grave la Stella alpina l’ha vissuta — insieme agli altri partiti della destra tedesca — per lo scandalo dei vitalizi, quando molti sudtiroles­i si sono accorti di come i loro rappresent­anti che siedono in consiglio provincial­e non fossero in politica solo a difendere gli interessi della minoranza nazionale, ma anche quelli economici personali.

I veneti risparmino

imparino a risparmiar­e, smettano di sperperare risorse pubbliche. È venuto il momento di riflettere sul consumo di acqua dei grandi allevament­i intensivi della Padania, o alle monocultur­e agricole sostenute solo da contributi europei.

È venuto il momento di pensare ai cittadini e al loro reale bisogno di acqua dolce, salubre. Se ogni volta che si arriva a una emergenza (saranno sempre più frequenti e prolungate) si devono spremere ancora di più corsi d’acqua già esauriti, o laghi, dove andremo a finire? Perché non si portano agricoltor­i e produttori di energia della pianura ad assumersi responsabi­lità dirette e a cambiare comportame­nti e modi di produrre?

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