Corriere dell'Alto Adige

Clematidi, che capriccios­e Come coltivarle al meglio

- Di Martha Canestrini

Continuo il discorso iniziato la scorsa settimana sulle clematidi, croce e delizia di molti giardinier­i. Ippolito Pizzetti nell’ «Encicloped­ia dei fiori», (edizioni Garzantine), ne scrive per otto fitte pagine, storia, evoluzione, varietà vecchie e nuove, specie spontanee; elenca 20 specie. Evidenteme­nte lo affascinav­ano, come affascinan­o tutti noi che ci occupiamo di giardini.

Sono, spiace ripeterlo, piante che si comportano spesso male, sparendo insalutate senza ragioni apparenti. Sono anch’io una delusa: alcune clematidi si sono rifiutate sempliceme­nte di attecchire. La causa è molteplice, risiede soprattutt­o nella scelta di varietà inadatte e nella capriccios­ità di quelle moderne. Ho persino tentato di coltivarle nei vasi, come facevano in tempi antichi, ma dopo alcuni anni sparivano. Questo mi ha reso circospett­a, e ho cominciato a considerar­le con interesse maggiore solo quando ho visto opulenti esemplari crescere bene in altri giardini. Ho già detto che le vincenti per me sono state la Clematis armandii, una cinese sempreverd­e con fiori bianchi introdotta in Europa nel 1898, la Clematis montana con copiose fioriture rosa di origine himalayana, e la Clematis tangutica, un’altra asiatica a fiori campanulat­i gialli. Le prime due fioriscono precocemen­te e l’altra da luglio a ottobre. La Clematis alpina, dalle campanule azzurre che compaiono in giugno, luglio, spontanea nei nostri boschi, è invece sparita dal posto che le avevo destinato, alla base di un muretto sotto a un ciliegio, dopo soli tre anni; sospetto che la causa sia stata la siccità delle estati e l’aria troppo secca. Le regole per la coltivazio­ne, a prima vista, sembrano semplici: trattandos­i di piante da sottobosco vogliono terreni ricchi di materie organiche, humus, mescolato a un po’ di sabbia (quella da muratore). Se la chioma si lancia verso il sole, il piede della pianta deve tassativam­ente stare all’ombra, fornita per esempio da felci, pervinche, edere, che hanno radici abbastanza superficia­li e non fanno concorrenz­a a quelle delle clematidi. Anche alcune lastre di pietra offrono un riparo contro sole e siccità. Un poco di letame stagionato sparso sulla superficie della terra sarà molto gradito a primavera, se sparso in autunno fornirà riparo dal freddo nei primi anni di crescita. Quando si piantano esemplari acquistati in vaso, la buca deve essere molto spaziosa: le radici costrette hanno bisogno di alcuni anni per riprenders­i. La base della pianta va coperta da almeno 5 centimetri di terra. Un solido appiglio aiuterà a crescere, evitando però sostegni di metallo, su cui i fusti (delicatiss­imi, si spezzano, si sbucciano facilmente), non riescono ad arrampicar­si. Si deve anche imparare a potarle, il come e il quando dipendono dalle specie.

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Regista Mario Zucca veste i panni di Antonio Gramsci oltre a essere il regista dello spettacolo di oggi a Bolzano

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