INTERVISTE, PROGRAMMA, CONCORSO Gelo e cime da amare
VENTO, SILENZI E TURISMO È L’ISLANDA
La barba consumata e i capelli scombinati. Bianca la barba, bianchi i capelli. La pelle ruvida come un fiordo dell’Ovest, dove la natura ha indurito gli islandesi. Lo sguardo di chi ha negli occhi il mare e l’espressione consapevole di chi dimostra la propria età non attraverso la carta di identità ma per averla vissuta. Thor Vilhjálmsson, gigante contemporaneo della letteratura d’Islanda, moriva nel 2011 a Reykjavík nel mese di marzo. Aveva 85 anni e il viso segnato da rughe lunghe che gli attraversavano la fronte. Quando si rivolgeva al pubblico fissava spesso un punto indefinito nello spazio, quasi vi si rispecchiasse, e poi tornava sull’interlocutore rinnovando in continuazione una grammatica di sguardi che egli esibiva con riserbo e sicurezza. Alcuni anni prima di morire, durante un convegno di autori nordici, gli chiesero quanti abitanti avesse Reykjavík. La domanda lasciava intendere che un popolo piccolo piccolo come gli islandesi non potesse vantare una vera cultura letteraria. Con un misto di gentilezza, orgoglio e determinazione Vilhjálmsson rispose che, a Reykjavík, vivevano tante persone quante ne aveva Firenze ai tempi di Dante.
Viva le metafore letterarie. Come l’opera d’arte, riassumono in un instante un mondo di sensi e di significati. Questa è l’Islanda e questi sono gli islandesi, dove ci porta quest’anno il 65esimo TrentoFilmFestival: «Destinazione Islanda. Da Trento alla scoperta di un paese unico affine al festival».
L’Islanda è piccola e ventosa, vichinga, vulcanica, isolata e silenziosa. Si trovano qui il maggiore ghiacciaio d’Europa, grande come tutto il Trentino, e il parco naturale del Thingvellir, dove affiora la dorsale medio-atlantica che separa i continenti. Ci puoi camminare dentro. A destra tocchi l’Europa, a sinistra tocchi l’America. Vicino alla dorsale c’è la Roccia del Parlamento, un anfiteatro naturale dove nel 930 dopo Cristo si riunivano i vichinghi per amministrare la giustizia e gli affari pubblici in un istituto di natura assembleare. Fu uno dei primi parlamenti d’Europa. La punizione più severa per chi si macchiava dei crimini peggiori era l’esilio. Non la pena di morte. Poco distante da Thingvellir la terra d’Islanda fuma e ribollisce. Strokkur, il principale geyser dell’isola, spara getti di acqua calda a 30 metri altezza. Geyser è l’unica parola dell’alfabeto islandese a essere entrata nel vocabolario internazionale. Tutta l’isola è vulcanica. E la maggior parte dei vulcani è attiva. Nel 2010 bastò l’eruzione dell’Eyjafjallajökull, uno dei vulcani più piccoli d’Islanda, per bloccare il traffico aereo di mezzo mondo costringendo il cancelliere tedesco Angela Merkel a rientrare a Berlino in autobus passando per Bolzano. Ci sarà un motivo se Jules Verne decise di ambientare qui Viaggio al centro della terra. Il professor Otto Lidenbrock e suo nipote Axel, protagonisti del romanzo fantascientifico, iniziarono il loro viaggio nella pancia del vulcano di Snaefelles, sull’omonima penisola islandese, per uscire in Sicilia dallo Stromboli.
Siamo a un passo dal Circolo polare. L’Islanda lambisce il 66° parallelo nord. Terra estrema, come i suoi abitanti. Terra facile da amare e terra facilissima da odiare. Coloro che la abitano vi rimangono perché le somigliano o perché non hanno alternative. Con la natura, lassù, hai lo stesso rapporto che puoi avere con un ubriacone: qualcuno che ti fa rotolare dalle risate ma che da un momento all’altro può prenderti a pugni in faccia. Sono fieri gli islandesi. Einar Már Guðmundsson è poeta, traduttore e scrittore di Reykjavík. Con un’altra metafora letteraria anche Guðmundsson ci aiuta a capire qualche cosa dell’Islanda e dei suoi abitanti: «Oscar Wilde – ricordava Guðmundsson nel 1999 – diceva che i vichinghi avevano avuto la fortuna di trovare l’America molto prima che Cristoforo Colombo la perdesse». Ed è vero. Perché furono loro a raggiungere per primi le coste orientali del Canada, nell’isola di Terranova, nel 990 dopo Cristo. Nella piazza principale di Reykjavík, davanti al campanile della chiesa, una statua alta 8 metri ritrae Leifur Eiriksson, il vichingo islandese che scoprì l’America 500 prima di Colombo.
Oggi l’Islanda è destinazione turistica di primo piano. Il Paese sta conoscendo uno dei periodi più intensi della sua storia, dopo la grave crisi economica che lo ha colpito alcuni fa. Gli islandesi vendono il paesaggio come prodotto principale dell’economia turistica. E fanno bene. Il turista arriva, gode e riparte. Sì, perché una cosa è visitarle, queste terre estreme, altra cosa è rimanerci a vivere. Un po’ come accade con le montagne e con le Alpi; terre mirabili per il turista, evocano all’alpigiano un mondo di fatiche e sofferenze.
Anche a questo serve il Trento Film Festival. Una rassegna di cultura di montagna capace ogni anno di rinnovarsi offrendo nuovi spunti, costruendo ponti, spingendo al dialogo e alla riflessione. Qualche numero: superato quest’anno ogni record con oltre 600 film iscritti, di cui 22 in concorso, in programma 118 proiezioni e 110 eventi tra serate alpinistiche, incontri e mostre. Un festival in crescita che porta a Trento il solito Reinhold Messner, mito vivente, ma anche Adam Ondra, classe 1993. Accanto a loro Thomas Huber e Roger Schaeli e altri nomi legati al mondo dell’esplorazione estrema, come Alex Bellini.. Una serata dedicata allo stato di salute della Terra vede la partecipazione dell’astronauta Umberto Guidoni e del meteorologo Luca Lombroso. Tra i protagonisti di Montagnalibri Mauro Corona, Franco Perlotto, Robert Peroni e Paolo Cagnetti. Ospiti di eccezione sono Romano Prodi, il sociologo Giuseppe De Rita e l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi mentre dal mondo dello spettacolo ci saranno Teresa Mannino e Fabio Volo.
Tra i film in concorso, tante le pellicole sull’Islanda. Il 65esimo Trento Film Festival si avvale del patrocinio del Consolato generale onorario d’Islanda di Milano e della collaborazione ufficiale di Icelandic Film Centre, ente nazionale di promozione cinematografica. Possibile davvero tracciare un punto di contatto tra gli isolani d’Islanda e gli alpigiani di montagna? «Ci sposiamo giovani per poter stare vicino a qualcuno quando qui regnano solo il buio e il freddo», ha scritto Jon Kalmann Stefansson, autore islandese, ex professore e bibliotecario. Qualcosa di così diverso dai lunghi inverni di montagna nei masi isolati delle terre alte?
Veri vichinghi Nel 930 d.C crearono il Parlamento sulla dorsale Raggiunsero l’America prima di Colombo Turismo Il Paese è oggi invaso da visitatori: ma viverci è diverso. Come per gli alpigiani delle Dolomiti I protagonisti Tra gli ospiti attesi Messner Ondra, Prodi Guidoni, don Hurton, Bellini e Cognetti