L’esercito dei lavoratori «over 50» Dal 2004 a oggi sono raddoppiati
Gli occupati fino a 64 anni sono passati dal 24 al 46,2%. Buonerba: ripensiamo il welfare
BOLZANO Ciò che oggi si para davanti agli occhi, non è altro che l’effetto di una concatenazione di cause. Il mercato del lavoro cambia, il profilo degli occupati e l’età media dei lavoratori si alza per la diretta conseguenza dell’invecchiamento della popolazione nonché delle riforme previdenziali che allungano la soglia della pensione. A ciò si aggiungono le difficoltà dei giovani ad accedere a posizioni stabili, restando incagliati nella polisemia contrattuale nostrana. Il fenomeno è ora misurabile: un terzo degli occupati, in Italia, appartiene alla fascia d’età 50-64 anni (sono 7,5 milioni), mentre nel 2004 — anno di inizio delle rilevazioni Istat — erano circa un quinto (4,5 milioni). In Alto Adige, in base ai dati dell’Osservatorio sul mercato del lavoro, i residenti tra i 50 e i 64 anni con un impiego dipendente sono passati dal 24,3% del 2004 al 46,2% del primo trimestre del 2017 (a fine 2016 erano il 45,7%). Disaggregando i dati, si nota che gli over 60 al lavoro sono quadruplicati: dal 6,3% del 2004 al 24,1% del primo trimestre 2017. «Già da oggi dobbiamo rispondere all’emergenza che si presenterà tra vent’anni — riflette Michele Buonerba, segretario della Cisl — dobbiamo ripensare il welfare e fondare un paradigma di Long Term Care»
I dati svelano la mutazione in atto. L’Inps ha evidenziato come dei 511.000 nuovi rapporti di lavoro attivati a gennaio, a livello nazionale, 91.000 interessano la fascia d’età più «matura» rispetto ai 74.000 degli under 24. Al netto dell’effetto della componente demografica, l’occupazione è in crescita su base annua in tutte le classi di età, ma con indicatori ben diversi. Ossia: +0,8% tra i 15-24enni, +1,0% tra i 3549enni, per arrivare a un robusto +3,0% tra i 50-64enni.
In Alto Adige, la serie storica conferma la medesima tendenza. Nel 2004, il tasso di occupazione dipendente dei residenti tra 50 e 64 anni era del 24,3%, a fine 2015 è arrivato al 44,1%, a fine 2016 al 45,7% e nel primo trimestre 2017 ha toccato la soglia del 46,2%. Disaggregando i dati, si nota che gli over 60 al lavoro sono quadruplicati: dal 6,3% del 2004 al 24,1% del primo trimestre 2017 (era il 22,8% a fine 2016). Anche i residenti con un impiego e con età compresa tra i 55 e i 59 anni sono più che raddoppiati: dal 22,7% del 2004 al 49,5% del primo trimestre 2017 (era il 49,1% a fine 2016).
Definito il perimetro statistico, non resta che leggere i dati per capire come gestire il cambiamento anagrafico. Sono due le diverse considerazioni di Michele Buonerba, segretario generale della Cisl. «La prima — premette — riguarda il mercato del lavoro: in Alto Adige l’invecchiamento dei dipendenti è spinto perlopiù dai lavoratori pubblici che sono un quarto della platea totale e, nel complesso, hanno una media di 47 anni». Di pari passo, rimarca Buonerba, a fronte dell’ infol ti mento dei lavoratori« senior» si riduce l’ incidenza delle nuove leve :« I ventenni sono un terzo in meno — prosegue — In prospettiva ci sarà l’esigenza di importare manodopera».
Oltre alla sostenibilità anagrafica della produttività, l’invecchiamento dell’occupazione ha dei chiari riflessi previdenziali. «Nei prossimi dieci anni non vedremo grandi stravolgimenti — prosegue Buonerba — Ma tra vent’anni sì, specie nel welfare». Ma è da oggi, insiste il segretario, che si deve costruire una risposta, intercettando i bisogni futuribili: «Questa generazione di cinquantenni, i cosiddetti baby boomer, non avranno alle spalle una generazione in grado di sostenere il welfare pubblico così come oggi lo intendiamo: per questo dobbiamo cercare di mettere in rete, sin da ora, i fondi locali per creare un sistema di Long Term Care capace di sostenere bisogni che, altrimenti, non sapremo più soddisfare». Programmare subito, in altri termini, le risposte del domani.