Primarie, Di Fede contro Caramaschi «Non voterà? Ingrato, sono delusa»
Di Fede scrive una lettera aperta: «Mi ha deluso». Mazzardis: «Più umiltà»
È una lavata di capo gelida quella che la segretaria del Pd Liliana Di Fede ha riservato ieri al sindaco Renzo Caramaschi, reo di aver puntato il dito con- tro i «giochi di potere» interni al partito e determinato a non votare per le primarie. Se Di Fede dà a Caramaschi dell’ingrato, la sua vice Nadia Mazzardis lo invita caldamente a «essere più umile».
BOLZANO Nel giorno del 25 aprile cala il gelo tra sindaco e Pd. Dopo l’annuncio di Renzo Caramaschi di non voler partecipare alle primarie di domenica, la segretaria Liliana Di Fede scrive una dura lettera aperta in cui accusa il primo cittadino di «ingratitudine». Buona parte del partito ribolle, con la vicesegretaria Nadia Mazzardis che invita Caramaschi a «essere più umile». Dal canto suo, l’ex city manager precisa il senso delle critiche, ma nel merito non fa marcia indietro: «Stimo Di Fede e molte altre persone nel Pd, ma a livello locale mi pare che troppi usino queste primarie per posizionarsi in vista delle prossime Provinciali».
Le parole di Caramaschi hanno stupito Di Fede, che lo scorso anno si era battuta strenuamente per attivare le primarie per la scelta del sindaco (vinte poi dallo stesso Caramaschi), resistendo a chi nel partito chiedeva di individuare «a tavolino» un candidato gradito alla Svp. La segretaria pubblica su Facebook una lettera aperta indirizzata all’ex city manager. «Caro sindaco — scrive Di Fede —, tra le cose che dicono di me c’è che sarei una “caramaschiana” di ferro. Lo ammetto: hanno ragione in pieno. Considero la sua esperienza al governo di Bolzano assai positiva, la apprezzo molto, e tanti in città hanno già capito che al termine del suo mandato il successivo sindaco, chiunque egli sia, sarà fortunato, perché troverà come eredità buona amministrazione, visione lucida e conti in ordine».
Ciò premesso, Di Fede va giù dura. «Da sua estimatrice, dottor Caramaschi, lei mi ha profondamente deluso — prosegue — esprimendo la sua posizione contraria alla partecipazione alle primarie. E per le sue accuse al Pd, che considero ingenerose e fuori luogo. Caro sindaco, è di tutta evidenza che, senza le primarie, Lei sindaco non sarebbe diventato mai. Fosse anche solo per questo motivo, domenica, Lei dovrebbe essere il primo a mettersi in fila, con umiltà, al seggio. Mi ha anche stupita la banalità delle sue critiche. Il Pd sarebbe preda di “giochi di potere”? Questi esistono ovunque, persino nelle assemblee condominiali e nelle bocciofile. Ma banalizzare così la vita di un partito, dimenticando il lavoro di tanti volontari appassionati, è appunto un delitto di banalità. Così come mancare di riguardo verso le centinaia di migliaia di persone che domenica in tutta Italia si metteranno in coda per scegliere democraticamente il proprio segretario».
Di Fede difende con vigore il Pd. «Questo partito, ai suoi occhi così tremendo, è l’unico in Italia che ha nel proprio Dna la democrazia partecipata: non siamo sotto padrone come i partiti di Grillo e Berlusconi — conclude —. Abbiamo difetti, ma ci impegniamo tanto. Lei probabilmente si sente un po’ in colpa. Ha dichiarato: “Diranno che sono un ingrato”. Lei ha proprio ragione, dottor Caramaschi: è stato ingrato. Ma non verso di me, che pure le primarie che Lei ha vinto le ho forte-
Orgoglio di partito La segretaria: stupita da tanta banalità La «vice»: uno schiaffo, così nutre l’anti-politica