Occupazione, raddoppiati gli «over 50»
Prodi ricostruirà gli anni che il fratello visse in provincia: dall’università all’Istituto italo germanico
In Alto Adige i residenti tra i 50 e i 64 anni con un impiego dipendente sono passati dal 24,3% del 2004 al 46,2% del primo trimestre del 2017. Un raddoppio che richiede misure urgenti, secondo i sindacati.
«Paolo Prodi: una guida per andare oltre le Alpi» è il titolo dell’incontro che si terrà il 2 maggio, alle 18, nell’Aula Kessler del dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento, per celebrare la figura del quinto dei nove fratelli Prodi, deceduto lo scorso dicembre all’età di 84 anni
Protagonisti dell’incontro saranno Pierangelo Schiera e l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi, fratello di Paolo. Per quanto possa apparire strano, l’omaggio del Trentino Film Festival è quasi «dovuto», perché Paolo Prodi, rettore dell’Università di Trento dal 1972 al 1978, tra i fondatori dell’Istituto Italo-germanico di Trento (che ha diretto per oltre vent’anni), amava e frequentava le montagne, in particolare quelle del Trentino.
Come ricordano Mauro Marcantoni e Franco Sandri nel volume Paolo Prodi - La mia avventura trentina (edito dalla Fondazione Museo Storico), tutto ebbe inizio in un giorno preciso del 1972: il 14 agosto. Il presidente della Provincia Bruno Kessler era alla ricerca di qualcuno che potesse rilanciare l’Università di Trento in quegli anni contraddistinti da forti contrasti e per questo aveva invitato alcuni «papabili» in una malga nei pressi di Madonna di Campiglio. Tra questi anche Paolo Prodi che ricordò così quel primo particolare incontro: «Trovai tutta la giunta provinciale che mangiava luganeghe e polenta. Non dico che fossero mezzi ubriachi, ma di sicuro c’era un clima conviviale, una certa allegria. Abbiamo parlato anche di cose molto serie. L’idea di fondo era quella di superare le difficoltà in cui l’Istituto trentino di cultura si era imbarcato con la fondazione della Facoltà di Sociologia. Una via di uscita poteva essere l’istituzione di altre facoltà, con parallela apertura al mondo germanico. Quell’incontro mi ha fatto decidere per Trento».
Paolo Prodi divenne quindi rettore dell’ateneo trentino con l’esplicito scopo di trasformarlo in un ponte tra Italia e universo tedesco: «Il mio motto era, appunto, creare una stazione di posta per il cambio di cavalli tra questi due mondi».
Basterebbe questo a spiegare il titolo dell’incontro del 2 maggio, ma, come si diceva, va considerata anche e soprattutto la sua sanissima passione per la montagna. Non appena laureato passò due mesi in Val di Fassa, appassionato di roccia, amava in maniera particolare il Vajolet e il Sass Pordoi. I successivi anni trentini gli permisero di familiarizzare ulteriormente con la montagna, una «frequentazione» che lo accompagnò per tutta la vita, tanto da decidere di acquistare la canonica di Santa Carina di Carpineti, nell’Appennino reggiano, per eleggerla a sua dimora estiva. Una passione vera che lo accomunava al fratello Romano, noto per le sue «arrampicate» in sella ad una bicicletta ma che si è interessato alla montagna anche in veste di presidente della Commissione Europea: «La tutela del territorio montano — scriveva nel 2002 — non deve condurre a trasformare le zone di montagna in musei. Le montagne devono continuare ad accogliere e far vivere i loro abitanti nelle migliori condizioni possibili». Un monito che, a 15 anni di distanza, resta, purtroppo, di grande attualità.