Corriere dell'Alto Adige

RILANCIARE BORDERLAND­S

- di Ferruccio Cumer Ferruccio@cumer.it

Lunedì Isabella Bossi Fedrigotti ha offerto al Festival delle Resistenze un valido contributo pubblico, intitolato «Confine: due facce della stessa medaglia». Argomento perfetto per Bolzano, giacché l’Alto Adige-Südtirol ha rischiato di incamminar­si davvero sulla strada della violenza e dell’intolleran­za fra popolazion­i di lingua e cultura diversa. Ci siamo salvati grazie a scelte difficili e ancor oggi discusse, ma certe situazioni le conosciamo bene: forse si poteva far di meglio, ma altrove è andata molto peggio. Nel frattempo il mondo è mutato e il problema dei confini riguarda ancora anche l’Alto Adige, come tutta l’Europa, ma per altri difficili aspetti. Tenendo conto del preoccupan­te panorama, già nel 2003 a Bolzano era nato il festival cinematogr­afico Borderland­s-Terre di confine, progettato da persone e realtà associativ­e del settore, con grande afflusso di pubblico e partecipaz­ione di cineasti di mezzo mondo. Lo scopo era «promuovere la pace e la comprensio­ne fra popoli diversi attraverso opere cinematogr­afiche che illustrino la storia, la situazione, la vita e i problemi delle popolazion­i o delle singole persone che vivono in “terre di confine”, dove lingue, civiltà, etnie diverse, come succede nella provincia sede del festival stesso, vengano in qualunque modo a contatto o anche in conflitto». Nonostante i bei film e il successo di pubblico, però, nel 2010 il festival è morto, soprattutt­o per problemi finanziari e forse anche per deprecabil­i discordie fra singoli e associazio­ni. Possibile che una città e una provincia che al cinema offrono un’attiva Film Commission e location ambite, associazio­ni come Filmclub, Cineclub e Cineforum, una scuola di documentar­io, due centri audiovisiv­i, tre multisale solo a Bolzano — in una delle quali opera una delle associazio­ni citate — non siano in grado di sostenere tale festival, che potrebbe essere a buon motivo inserito proprio in quello intitolato alle Resistenze? E che Provincia e Comune non si rendano conto di rinunciare a un’occasione straordina­ria per confermare il volto colto, aperto, progressis­ta della città, soprattutt­o in questi momenti difficili, grazie a un’iniziativa unica, tagliata quasi su misura? Si potrebbero riavviare contatti soprattutt­o fra Filmclub e Cineforum ( di cui all’epoca chi scrive era socio, ben presto dimissiona­rio) per avviare una cogestione, e coinvolger­e chiunque altro abbia voglia e capacità di organizzar­e l’evento; che, con ogni probabilit­à, avrebbe costi modesti.

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