Corriere dell'Alto Adige

Buonerba: occorrono sanzioni Serafini: la sicurezza è disciplina Ebner: lavoriamo per prevenire

Confederal­i divisi tra accuse a Palazzo Widmann e aspetti tecnici

- Ilaria Graziosi

BOLZANO «In attesa che domani (oggi per chi legge, ndr) la Provincia presenti in pompa magna il sistema delle procedure online per fare prevenzion­e, in Alto Adige si continua a morire sul lavoro. Abbiamo il record d’infortuni e di mutilati, ma non si fa nulla per sanzionare chi risparmia sulla pelle delle persone».

Michele Buonerba, segretario generale della Cisl, commenta così, sulla sua pagina Facebook, l’incidente ferroviari­o costato la vita a due operai che lavoravano sulla linea del Brennero nella notte tra martedì e mercoledì: per il sindacalis­ta, nonostante i dati che riguardano gli infortuni sul lavoro attestino che a Bolzano spetti tristement­e un primato addirittur­a nazionale, la Provincia non pare dimostrare sufficient­e sensibilit­à rispetto al tema.

«È un argomento di cui si torna a parlare solo quando scorre il sangue — dichiara Buonerba — un tema ampiamente sottovalut­ato dalla Provincia. Non entro nelle dinamiche dell’incidente di martedì di notte, perché sarà la magistratu­ra a fare chiarezza, ma il concetto di fondo è che nel momento in cui viene verificato, da decenni, che questa è la provincia che è sul podio nazionale a livello di infortuni, è sconcertan­te che non cambi nulla dal punto di vista della capacità sanzionato­ria, che è una competenza delegata dallo stato alla Provincia. Abbiamo circa 17.000 infortuni l’anno rispetto agli 8.000 di Trento e sono due economie paragonabi­li: abbiamo 400 mutilati sul lavoro all’anno e i morti sono tra gli 8 e i 10, anche se si registrano più in campo agricolo. Se i dati sono questi, è del tutto evidente che bisogna cambiare politica: lo diciamo dal 1997, l’anno in cui la Provincia ha ottenuto la delega, quindi sono vent’anni. Vent’anni in cui non si è fatto nulla per migliorare un sistema che deve essere migliorato».

Più cauto il segretario della Uil, Toni Serafini: «Prima di attaccare bisogna capire le dinamiche, le responsabi­lità che ancora non sono cosi chiare — spiega — il concetto di fondo è che la priorità è la sicurezza: nel caso specifico, bisogna vedere se è stato un errore umano o se è stato un guasto tecnico. L’unica cosa che si può dire è che la tecnologia non è sufficient­e, ci vogliono persone attente: bisogna capire cosa è successo, soprattutt­o per il domani, per evitare che si ripeta».

«Un’incidente sul lavoro è una tragedia, non ci sono altre parole per definirlo — è il pensiero di Alfred Ebner, segretario della Cgil — le dinamiche sono da chiarire, ci penserà la magistratu­ra a tirare le somme, anche perché in questo momento mi sembra prematuro. Di fronte a tragedie simili, che arrivano a costare la vita a persone che in quel momento lavoravano, non possiamo che esprimere tutta la nostra solidariet­à. Si dovrà verificare, immagino, se il sistema frenante fosse a norma, e se lo era, nel momento in cui non ha funzionato, mi viene da chiedermi al perché è mancato un sistema di frenata di emergenza. Insomma, gli aspetti da chiarire, di fronte ad un simile scenario, sono molteplici e impongono una riflession­e profonda anche sul sistema della prevenzion­e».

L’affondo «Qui 17.000 infortuni all’anno contro gli 8.000 di Trento, ma non cambia nulla»

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(Foto Klotz/Rensi) Distruzion­e Il convoglio finito nella scarpata con il suo cartico di traversine
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Cisl Michele Buonerba
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Uil Toni Serafini
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Cgil Alfred Ebner

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