Corriere dell'Alto Adige

La trilogia di Messner

L’evento Lo scalatore altoatesin­o protagonis­ta del primo giorno del festival trentino Ospite allo spettacolo dell’Auditorium e poi lunedì con Still Alive, il primo dei suoi film

- Massimilia­no Boschi

Still Alive - Dramma sul Monte Kenya è il primo film diretto da Reinhold Messner. Verrà presentato in anteprima mondiale al Trento Film Festival il primo e il 7 maggio (al Supercinem­a Vittoria, rispettiva­mente alle 21 e alle 19).

Come noto, però, il settantadu­enne scalatore sudtiroles­e non è il tipo da perdere tempo quando qualcosa lo appassiona. Quindi, non solo sta per partire per il Nepal per terminare le riprese del suo secondo lungometra­ggio, ma è già al lavoro per il terzo.

Lo abbiamo raggiunto proprio mentre si trova a Monaco per mandare avanti la produzione di quest’ultimo: «A girare il primo mi sono divertito per cui mi sono attivato subito per il secondo e il terzo. Vorrei fare tutto, produrre, scrivere, dirigere e scegliere il cast. È più complicato che andare in montagna».

Più complicato ma meno pericoloso...

«Sì, ma comunque andiamo in montagna, non giriamo negli studi cinematogr­afici. Però è più complicato perché si lavora in team e tutti devono dare il massimo. Io ero abituato a fare da solo o al massimo in coppia. Ormai ho cambiato vita, racconto la montagna: con i musei, con i libri e ora con i film. Mi considero uno storytelle­r, non un regista, ma finché avrò capacità mentale e fisica lo farò. Ho ancora la possibilit­à di salire fino ai seimila e arrampicar­mi e ora vorrei esprimermi attorno alla montagna attraverso i film».

Intanto a Trento presenterà la «sua versione» di «Still Alive - Dramma sul Monte Kenya». Perché la «sua versione». Quante ne esistono?

«Il film l’ho diretto insieme a Hans-Peter Stauber per la television­e austriaca e tedesca, due episodi da 50 minuti. Ma ho chiesto di avere il director’s cut per una versione da sala cinematogr­afica che ha un tono più epico. Ho cambiato parzialmen­te la musica, aggiunto un paio di immagini e ho tolto qualcosa. A Trento vedrete questa versione che poi andrà nelle sale cinematogr­afiche. Ovviamente non in quelle dei grandi circuiti».

Il film descrive uno dei salvataggi d’alta quota più avvincenti della storia. Che stile ha scelto?

«Un racconto senza eroismi che descrive la reazione di chi si trova vicino a chi ha avuto un incidente in montagna. Il film mostra immagini originali d’epoca e il racconto dei protagonis­ti a tanti anni di distanza. Noi abbiamo girato in Kenya le immagini di quel racconto. Vissuto con tutte le emozioni possibili».

E i prossimi film?

«Al secondo mancano due settimane di riprese in Nepal poi passeremo alla post produzione. Credo che lo terminerem­o entro l’anno. Si intitola La montagna sacra ed è dedicato agli sherpa nepalesi. Il terzo l’ho appena presentato a Monaco ai possibili produttori».

Questa sera, invece, sarà a Trento per «Il fascino dell’impossibil­e» (alle ore 21 presso l’auditorium Santa Chiara). In questo caso cosa racconterà?

«Tenterò di chiarire come per me l’alpinismo sia un fatto culturale e non sportivo. Nell’alpinismo non è mai stato importante chi vince o va più veloce. È piuttosto una scommessa tra possibile e impossibil­e».

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Regista Reinhold Messner presenta in anteprima mondiale a Trento il suo primo film «Still Alive». Il secondo si intitola «La montagna sacra», ed è al lavoro per il terzo

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