Itas, alle 16 resa dei conti in assemblea I delegati chiedono: non toccate lo statuto
Si amplia il fronte del no a quarto mandato e assise fuori regione. Di Benedetto conta i suoi
Dalla platea dei delegati Itas, oggi pomeriggio, partirà la richiesta dell’annullamento della parte straordinaria dell’assemblea, quella relativa alle modifiche statutarie: niente votazione per prevedere la possibilità di un quarto mandato per il presidente (e perfino un quinto incarico, ma a maggioranza qualificata); niente votazione per prevedere la possibilità di convocare l’assemblea al di fuori del Trentino Alto Adige, come oggi prevede lo Statuto.
Potrebbe essere lo stesso presidente Giovanni Di Benedetto a ritirare il pacchetto di modifiche statutarie, ma fino a ieri sera tra gli addetti ai lavori non veniva escluso anche lo scenario opposto. Il presidente, cioè, potrebbe mettere ai voti la richiesta di annullamento della parte straordinaria, sperando di avere dalla propria parte la maggioranza dell’assemblea. La conta tra i 195 delegati provenienti da tutta Italia, secondo indiscrezioni, è andata avanti per tutta la giornata di ieri.
Confronto diretto
Oggi alle 16, al centro congressi Interbrennero, l’assemblea della mutua sarà l’occasione per «lavare i panni» dopo l’inchiesta giudiziaria per truffa ed estorsione a carico dell’ex direttore Ermanno Grassi, all’interno della quale sono maturate nei giorni scorsi accuse ad altre cinque persone.
In Trentino c’è una parte di delegati determinata a una promuovere una netta cesura con tutto il gruppo dirigente a partire dal presidente, che pure non è indagato e ha sempre sostenuto che Itas in questa vicenda sia parte lesa.
Si tratta di delegati «battitori liberi» pronti a stigmatizzare pubblicamente le vicende oggetto di accusa da parte degli inquirenti e più in generale — indipendentemente dall’esito giudiziario che ne deriverà — la «distanza tra i comportamenti propri di una mutua e quelli che sarebbero stati praticati per anni ai piani alti della società», dice un delegato dietro garanzia dell’anonimato.
Sono diversi coloro che ieri, al telefono, chiedevano «l’azzeramento di tutto il cda». Ma non è detto che questa linea trovi sfogo nell’assemblea: interventi di questo tenore sono dati per scontati: meno lo è tradurlo in una mozione, chiedere che venga votata e approvarla. A tal proposito, ieri numerosi delegati esprimevano «il desiderio che si possa votare a scrutinio segreto», strumento che potrebbe aprire la porta a un autentico terremoto.
I moderati
Un’altra fetta di delegati, indispettita per il sisma giudiziario che ha travolto l’Itas ma preoccupata prioritariamente della stabilità dell’azienda, si accontenterebbe di stralciare dall’ordine del giorno le modifiche statutarie. Di Benedetto potrebbe restare al suo posto ancora un anno e poi dovrebbe cedere la poltrona di presidente.
L’ipotesi del rinvio è quella su cui si sono posizionati fino a ieri pomeriggio alcuni tra i «maggiorenti» dei delegati trentini, a partire da industriali come Marcello Poli, Diego Mosna, Fausto Manzana. Chiedere la testa di Di Benedetto non è la priorità nemmeno per un’altra schiera di delegati che, nell’articolato sistema di rappresentanza di Itas, appaiono più vicini agli interessi delle agenzie. «Ho sentito diversi agenti — racconta con dovizia di particolari un delegato che chiede l’anonimato — Qualcuno si lamenta perché la bufera su Itas ha già portato qualche assicurato a revocare polizze.
Altri, tuttavia, sono molto preoccupati di un eventuale conflitto con i vertici della società e preferiscono non esporsi in assemblea. A meno, naturalmente, del voto segreto».
Il presidente
«Parlerò in assemblea, che è sovrana», diceva seccamente Di Benedetto ieri verso mezzogiorno. Il suo destino potrebbe essere condizionato anche da un’altra variabile: il comportamento del consiglio di amministrazione. Qui siedono diversi trentini — da Ilaria Vescovi all’ex assessore autonomista Danilo Zanoni, ma anche l’ex direttore Fabrizio Lorenz — e tra i delegati, ieri sera, si ipotizzava anche un terzo scenario: le dimissioni della metà più uno del board, che farebbe decadere anche il presidente. «Tutti i consiglieri hanno voglia di esporsi agli attacchi che l’assemblea indirizzerà loro?» è una delle domande più ricorrenti. Il board, del resto, ai delegati presenterà un bilancio di tutto rispetto, con un utile di 13,9 milioni di euro.