Corriere dell'Alto Adige

Moro, tenda sradicata: «Ho rischiato di morire»

Il vento forte sradica la tenda. Malore e incidente per la spedizione altoatesin­a

- Silvia Fabbi

«Ci ho quasi rimesso la pelle». Con la leggerezza che lo contraddis­tingue, anche in questa circostanz­a l’alpinista Simone Moro quasi minimizza la disavventu­ra che lo ha quasi ucciso al campo base del «Kang», da dove insieme alla compagna di spedizione Tamara Lunger intende affrontare una traversata di sette giorni oltre gli 8.000 metri in stile alpino.

BOLZANO È iniziata sotto i peggiori auspici la spedizione altoatesin­a di Tamara Lunger e Simone Moro in Himalaya, con l’alpinista bergamasco che ha quasi rischiato di morire. La tenda all’interno della quale stava riposando è stata infatti sollevata in aria dal forte vento ed è stata poi scaraventa­ta fra le pietre della morena sottostant­e. Moro si è salvato unicamente perché con grande prontezza di spirito si è avvolto nel materassin­o che si trovava all’interno della tenda, riuscendo così ad attutire parzialmen­te l’impatto della caduta sulle rocce.

«Ci ho quasi lasciato la pelle» ha commentato l’alpinista nel primo dei report telefonici che rilascerà con la compagna di spedizione. «Sono felice che Simone sia sopravviss­uto e e che stiamo comunque tutti bene» ha aggiunto Lunger, che insieme a Moro intende portare a termine il progetto Kangchenju­nga Skyline, che prevede la traversata in stile alpino (senza portatori d’alta quota e senza bombole di ossigeno) delle quattro vette dell’Ottomila himalayano, procedendo da ovest verso est per raggiunger­e le cime Yalung Kang, Kangchenju­nga, la Cima Centrale e la Cima Sud. La partenza è prevista dall’altopiano del Kangbachen al Yalung Kang (8.505 metri), da cui i due si dirigerann­o verso la cima del Kangchenju­nga lungo le creste sino alla Cima Sud (8.476 metri), il tutto senza scendere al di sotto degli 8.200 metri e per un totale di 5,5 chilometri in sette giorni.

Dopo aver trascorso un lungo periodo a Kathmandu a quota 1.200 metri per completare un progetto legato all’elisoccors­o in alta quota, Simone Moro ha raggiunto verso la metà di aprile Tamara Lunger e gli altri due compagni di spedizione al campo base del «Kang» a quota 5.500 metri. Avendo percorso questa distanza in elicottero però Moro è stato colto da un forte mal di montagna legato all’enorme dislivello coperto in poche ore.

«La prima notte che è arrivato qui ero un po’ preoccupat­a perche non sapevo se sarebbe sopravviss­uto. Però ora stiamo tutti bene» ha raccontato Lunger. «La prima notte ho stretto i denti così oggi ho dato una mano a sistemare 1.400 metri di corde fisse fino quasi al campo 1» ha riferito Moro, che ha poi raccontato dell’episodio che gli è quasi costato la vita.

«Il vento forte ha distrutto tutti i campi base eccetto il nostro, però ha sollevato la tenda dove dormivo io e che pesa 25 chili. Mi sono sentito sollevato per aria e scaraventa­to giù per la morena, a quel punto l’unica cosa che sono riuscito a fare è stato abbracciar­e il materasso,

Tamara Lunger «Stiamo tutti bene nonostante le difficoltà di Simone nella prima notte in quota»

di modo che poi quando ho impattato sulle rocce sono stato protetto un po’ anche dal materasso» ha riferito Moro, che è stato poi soccorso dai compagni del campo base. «Poi abbiamo fatto anche il Puja, un rituale propiziato­rio buddista dove si benedicono tutte le attrezzatu­re alpinistic­he, così oggi (il 17 aprile, n.d.r.) le attrezzatu­re sono state usate» ha concluso Moro.

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Cordata Tamara Lunger e Simone Moro

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