ALUNNI E GENITORI VOCI PREZIOSE
Fa discutere la bozza di riforma provinciale degli organi collegiali. Le critiche si concentrano sulle modalità di rappresentanza. Attualmente ogni istituto nomina un componente della consulta provinciale dei genitori e, nel caso delle scuole superiori, due rappresentanti nella consulta degli studenti. La nuova legge le abolisce entrambe. Può sembrare un decisione drastica, ma va preso atto che tali organismi faticano a riunirsi ed esercitare capacità propositive. In particolare la consulta dei genitori risente delle difficoltà a presenziare dei suoi membri (31 per la sola parte italiana). L’esperienza studentesca è più significativa e forse meriterebbe di proseguire. Innegabile però che la consistenza numerica (34 eletti) limiti funzionalità ed efficacia. La riforma affida il confronto tra le componenti a un rinnovato Consiglio che manterrebbe funzioni consultive e avrebbe un’accresciuta presenza di genitori e studenti.
Più rilevanti sono le norme che definiscono gli organi interni agli istituti. Lì, infatti, pulsa l’intreccio quotidiano di ruoli, esigenze, proposte. La nuova legge quadro semplifica l’esistente e amplia l’autonomia di ogni scuola, chiamata a fissare in uno statuto le proprie modalità di partecipazione. In tale sede si deciderà se assegnare a genitori e studenti reali e incisive possibilità di contribuire al buon andamento dell’istituzione scolastica. Occorre sì tutelare la professionalità degli insegnanti, distinguere ruoli e responsabilità, arginare esasperazioni particolari e contingenti, ma al contempo va stabilito con chiarezza se gli altri interlocutori sono degni di ascolto, se le loro valutazioni sono preziose e significative. Su un simile aspetto la bozza di riforma dovrebbe essere più esplicita.
Compie vent’anni la legge Bassanini che proclamò l’autonomia delle scuole, con «l’obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazione della produttività e del raggiungimento degli obiettivi». Quella disposizione è rimasta inattuata.
È forse maturo il tempo per introdurre modalità, anche semplici, con cui chiedere a genitori e studenti il loro grado di soddisfazione? Qualche giorno fa Alessandro D’Avenia, professore e scrittore, ha posto alla ministra Fedeli un quesito: «Perché, e parlo da insegnante, abbiamo così paura di essere valutati? È proprio impensabile che un dirigente scolastico insieme a famiglie e ragazzi esprima una valutazione?». Anche a livello locale varrebbe la pena interrogarsi.