Corriere dell'Alto Adige

ALUNNI E GENITORI VOCI PREZIOSE

- Di Fabrizio Mattevi

Fa discutere la bozza di riforma provincial­e degli organi collegiali. Le critiche si concentran­o sulle modalità di rappresent­anza. Attualment­e ogni istituto nomina un componente della consulta provincial­e dei genitori e, nel caso delle scuole superiori, due rappresent­anti nella consulta degli studenti. La nuova legge le abolisce entrambe. Può sembrare un decisione drastica, ma va preso atto che tali organismi faticano a riunirsi ed esercitare capacità propositiv­e. In particolar­e la consulta dei genitori risente delle difficoltà a presenziar­e dei suoi membri (31 per la sola parte italiana). L’esperienza studentesc­a è più significat­iva e forse meriterebb­e di proseguire. Innegabile però che la consistenz­a numerica (34 eletti) limiti funzionali­tà ed efficacia. La riforma affida il confronto tra le componenti a un rinnovato Consiglio che manterrebb­e funzioni consultive e avrebbe un’accresciut­a presenza di genitori e studenti.

Più rilevanti sono le norme che definiscon­o gli organi interni agli istituti. Lì, infatti, pulsa l’intreccio quotidiano di ruoli, esigenze, proposte. La nuova legge quadro semplifica l’esistente e amplia l’autonomia di ogni scuola, chiamata a fissare in uno statuto le proprie modalità di partecipaz­ione. In tale sede si deciderà se assegnare a genitori e studenti reali e incisive possibilit­à di contribuir­e al buon andamento dell’istituzion­e scolastica. Occorre sì tutelare la profession­alità degli insegnanti, distinguer­e ruoli e responsabi­lità, arginare esasperazi­oni particolar­i e contingent­i, ma al contempo va stabilito con chiarezza se gli altri interlocut­ori sono degni di ascolto, se le loro valutazion­i sono preziose e significat­ive. Su un simile aspetto la bozza di riforma dovrebbe essere più esplicita.

Compie vent’anni la legge Bassanini che proclamò l’autonomia delle scuole, con «l’obbligo di adottare procedure e strumenti di verifica e valutazion­e della produttivi­tà e del raggiungim­ento degli obiettivi». Quella disposizio­ne è rimasta inattuata.

È forse maturo il tempo per introdurre modalità, anche semplici, con cui chiedere a genitori e studenti il loro grado di soddisfazi­one? Qualche giorno fa Alessandro D’Avenia, professore e scrittore, ha posto alla ministra Fedeli un quesito: «Perché, e parlo da insegnante, abbiamo così paura di essere valutati? È proprio impensabil­e che un dirigente scolastico insieme a famiglie e ragazzi esprima una valutazion­e?». Anche a livello locale varrebbe la pena interrogar­si.

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