Corriere dell'Alto Adige

Accuse sui turni, si muove la Procura Al vaglio le dichiarazi­oni della vedova

Ancora nessun indagato. Treni sequestrat­i: nelle prossime settimane sarà nominato un perito

- Valentina Leone

BOLZANO Le dichiarazi­oni della vedova di Achille De Lisa, Angelina Corvino e riguardant­i delle lamentele del marito circa i turni di lavoro saranno attentamen­te valutate dal procurator­e aggiunto Markus Mayr, insieme naturalmen­te alle altre testimonia­nze raccolte sino ad oggi dagli inquirenti. Come peraltro ha confermato ieri il sovrintend­ente della Polfer di Bressanone Mauro Monti, c’è stato un colloquio degli investigat­ori con entrambe le vedove il cui contenuto, naturalmen­te, resta al momento riservato.

La magistratu­ra, infatti, sta proseguend­o a ritmo serrato con le indagini.

Al momento non risulta ancora nessun iscritto nel registro degli indagati e lo stesso procurator­e ha spiegato proprio ieri che non c’è ancora l’informativ­a della Polfer di Bressanone, che sta conducendo le indagini sull’episodio. Tutto il materiale e quel che rimane del convoglio cantiere che ha schiacciat­o i due operai Salvatore Verolla e Achille De Lisa è stato posto sotto sequestro in vista di una perizia: con ogni probabilit­à, nelle prossime settimane verrà nominato dunque un esperto che si occuperà di eseguire i rilievi. Per ora, comunque, per la Procura restano aperte tutte le ipotesi in campo, dal guasto tecnico all’errore umano, e certamente uno degli aspetti principali che dovrà chiarire la perizia riguarderà proprio i motivi per cui il convoglio non è riuscito a fermarsi.

Intanto ieri sono giunte a Bressanone le famiglie delle vittime, che hanno potuto porgere un ultimo saluto ai propri cari. Lo stesso dicasi per i parenti dei feriti, tra cui la moglie del macchinist­a ricoverato all’ospedale di Bressanone, che ieri ha finalmente potuto rivedere il marito.

Anche i compagni di lavoro di Verolla e De Lisa ieri hanno salutato per un’ultima volta i loro colleghi, le cui salme fino a ieri si trovavano nella camera mortuaria di Bressanone.

Un amico e collega che preferisce rimanere anonimo stava lavorando a pochissima distanza dai due operai: «Sono vivo praticamen­te per miracolo, questione di attimi e di millimetri e mi sarebbe potuta toccare la stessa sorte». L’uomo, visibilmen­te commosso, spiega: «Il nostro è un lavoro pericoloso, il macchinist­a che era alla guida della locomotiva faceva questo mestiere da oltre trent’anni, noi siamo tutte persone di esperienza, specializz­ate. Cose di questo genere purtroppo capitano. È stata una tragedia».

La vedova di Achille De Lisa, subito dopo la tragedia, aveva rilasciato un’intervista alla Rai in cui raccontava di non aver ricevuto alcuna telefonata che la mettesse al corrente della morte del marito e che aveva saputo dell’accaduto dai social network. Inoltre, la donna aveva raccontato che proprio un paio di giorni prima della tragedia il marito, nel corso di una telefonata, si era lamentato dei turni di lavoro troppo lunghi.

De Lisa e Verolla lavoravano nel cantiere di Bressanone da diversi giorni. Entrambi, come il resto della squadra, composta principalm­ente da cittadini provenient­i dal casertano, erano operai specializz­ati per la ditta Gcf - Generale costruzion­i ferroviari­e. Delle tre persone rimaste invece ferite, tra cui il macchinist­a a bordo della locomotiva, due provengono proprio da Mondragone, paese di entrambe le vittime.

Il collega «Ero vicino a Salvatore e Achille. Sono vivo per miracolo: il nostro è un lavoro pericoloso»

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