Schwazer insiste: vittima di un complotto
L’altoatesino squalificato per doping ribadisce le sue convinzioni a «Dribbling»
BOLZANO «Contro questo sistema non posso vincere, ma non accetto il verdetto. Di questa vicenda sono la vittima, non certo il colpevole».
Si apre così l’intervista esclusiva che Alex Schwazer ha concesso al rotocalco sportivo «Dribbling» e che andrà in onda domani alle 13.30 su Raidue.
«Il processo penale — ha detto il marciatore, squalificato per doping alla vigilia dell’Olimpiade di Rio — va avanti e voglio la verità. Questa storia sarà importante non solo per me ma anche per altri sportivi. Lo sport deve cambiare le regole, che siano uguali per tutti, non solo per chi lo pratica ma anche per funzionari, medici e dirigenti. Il mio campione di urina deve essere portato in Italia, sottoposto ad indagini accurate per capire bene di cosa si tratta».
L’altoatesino non si rassegna insomma a veder macchiata la sua carriera per una vicenda che — dopo la prima ammissione in lacrime sul suo doping nel noto viaggio in Turchia — è legata in sostanza al periodo in cui si stava preparando al ritorno alle gare.
«Siamo al centro di un complotto — aggiunge l’avvocato Gerhard Brandstatter — abbiamo tutte le certezze ed i riscontri che non c’è stato alcun caso di doping. Abbiamo già informato la Procura di Bolzano che metteremo una taglia, ricompenseremo chi saprà darci notizie utili su cosa è realmente successo.
Sappiamo bene da Sochi in poi che le provette possono essere manomesse. Questo è un attacco portato soprattutto nei confronti del professore Sandro Donati, il simbolo dell’antidoping».
E proprio Donati, nell’intervista, ricorda che in meno di un anno «Schwazer si è sottoposto a più di 60 controlli a sorpresa presso l’Ospedale San Giovanni, rinunciando alla finestra Wada e dando la piena disponibilità per tutto il giorno. Ora chiediamo il test del Dna sul campione di urine. Se il magistrato accerterà l’innocenza di Alex, puntiamo a farlo tornare alle gare. E vi garantisco che sarà difficile battere Schwazer in una sola gara da qui a Tokyo 2020».