Corriere dell'Alto Adige

Ricciardi: «La sanità è un motore dello sviluppo»

Il direttore dell’Istituto superiore: «Il Trentino è uno dei territori più virtuosi»

- E. Fer.

ROMA «Se non c’è salute non c’è economia». Il legame basilare fra il livello di salute, individual­e e collettivo, e la capacità produttiva di un Paese, Walter Ricciardi lo individua in maniera lapidaria. Non solo. Secondo il presidente dell’Istituto italiano superiore di sanità, che interverrà al Festival dell’economia il 3 giugno alle 17 parlando di vaccini, «la salute è un motore decisivo per l’economia». Anche se per appianare le disuguagli­anze sanitarie sul territorio nazionale non vede al momento soluzioni concrete. Ricciardi, salute e economia in che termini si legano? «Non c’è nessun altro settore come quello sanitario che assorba o produca più risorse nell’economia italiana. La spesa sanitaria pubblica rappresent­a il 6,5% del Pil, con la privata si arriva all’8% e si raggiunge il 12% includendo l’indotto, dai farmaci alle biotecnolo­gie. In questi anni di crisi, tuttavia, l’industria farmaceuti­ca e dei medical device italiana è quella che ha prodotto ed esportate più di tutte. Se uno non sta bene, poi, non produce e in questo senso il tema del Festival focalizzat­o sulla disuguagli­anza è molto forte: negli ultimi 15 anni in Italia chi nasce nel centronord ha un’aspettativ­a di vita superiore di 4 anni rispetto ai

cittadini del sud».

Delegare la salute a Province e Regioni, dunque, è stato negativo?

«No, ma ha avuto un effetto disuguale. Alcune Regioni hanno migliorato le loro performanc­e fino a livelli di eccellenza in alcuni casi, ma al Sud è come si vivesse in un altro Paese». Il Trentino in questo quadro come si colloca?

«È uno dei territori migliori, sia per aspettativ­a di vita che in termini di accesso alle cure e pure in tema di assistenza agli anziani. Ha risultati migliori, ad esempio, anche della provincia di Bolzano».

Come si può colmare il gap sanitario che è venuto creandosi nel Paese?

«Un primo tentativo, fallito, era quello del referendum costituzio­nale, che prevedeva l’introduzio­ne della clausola di supremazia, per la quale la legge dello Stato sarebbe potuta intervenir­e in materie non riservate alla legislazio­ne esclusiva a tutela dell’interesse nazionale. In questo momento politico mi sembra non ci sia nessuno che abbia la forza di dare soluzioni concrete e anzi, ci sarà un ulteriore aggravamen­to del problema. Il nostro obbligo è renderlo noto, poi tocca a Stato e Regioni collaborar­e di più,

ma con questa Costituzio­ne non c’è di fatto possibilit­à di intervento».

Oggi in Italia si assiste a una nuova epidemia di morbillo, con 1.700 casi nei primi quattro mesi dell’anno: chi ha paura dei vaccini?

«Chi ignora la verità e si informa da fonti sbagliate ad esempio, perché i vaccini sono la tecnologia più sicura, etica, a costo efficace e non frutto di corruzione, visto che assorbe lo 0,1% della spesa farmaceuti­ca, che oggi la medicina metta a disposizio­ne. Ci sono poi le persone che hanno interesse ad alimentare le paure per lucrarci su e quelle che combattono i vaccini in maniera ideologica, come coloro che praticano le medicine naturiste».

Negli ultimi 15 anni è cresciuto il divario tra nord e sud d’Italia Il referendum costituzio­na le è stata un’occasione persa

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Walter Ricciardi è il direttore dell’Istituto italiano superiore di sanità

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