Corriere dell'Alto Adige

Di Benedetto rinvia il voto su quarto mandato e assemblee fuori regione Trentini accusati di localismo

- di Alessandro Papayannid­is

I mandati del presidente restano tre, la sede dell’assemblea rimane in Trentino Alto Adige. Giovanni Di Benedetto, presidente di Itas, non ha forzato la mano. Ha proposto all’assemblea dei delegati (e ottenuto 152 sì su 153 presenti) di rinviare le modifiche statutarie a un’assemblea straordina­ria da riconvocar­e in data da destinarsi. Ha anche cercato, senza riuscirci, di collegare il voto di rinvio a una deliberazi­one di approvazio­ne dell’operato di presidenza e cda nella gestione della bufera giudiziari­a che si è abbattuta sull’ex direttore generale Ermanno Grassi (accusato di truffa ed estorsione). L’assemblea ha rumoreggia­to, il notaio ha chiarito che il voto si sarebbe dovuto tenere separatame­nte. Il testo, limato, è diventato una semplice «presa d’atto» («Io non approvo proprio nulla» ha detto un delegato uscendo dalla sala) che ha ottenuto 149 sì, 4 no e 9 astensioni. Se e quando Di Benedetto rigiocherà la carta del quarto mandato e del trasferime­nto dell’assemblea fuori regione, difficilme­nte troverà i trentini favorevoli, a prescinder­e dal merito. I rapporti con i delegati locali ieri si è mostrato deteriorat­o. Il più infuriato di tutti? Marcello Poli, a cui è pervenuto un insulto dai banchi dei vertici mentre chiedeva chiariment­i su una delle operazioni immobiliar­i dell’ex direttore.

L’arringa

Di Benedetto è arrivato alla sala congressi dell’Inteporto con molta energia. Ha ripercor- so lo sviluppo di Itas dal 2012 fino all’inchiesta giudiziari­a, scaricando platealmen­te le responsabi­lità di quanto avvenuto su Grassi. Si è detto «tradito e amareggiat­o», ha usato locuzioni come «delirio di onnipotenz­a», ha chiarito che «non era compito del cda controllar­e le fatture». Ha parlato più volte di Itas come «patrimonio del territorio» ma ha attaccato senza troppi fronzoli i delegati trentini in riferiment­o alla modifica statutaria per portare fuori dalla regione l’assemblea della mutua: «Cosa vogliamo fare? Vogliamo alzare il ponte levatoio che per anni ha ridotto in miseria economica questa terra?».

In sala, la mossa è apparsa mirata a dividere ancora più nettamente l’assemblea tra i sospettosi e i sostenitor­i. Numerosi delegati, prima di salire in sala, hanno ammesso di aver ricevuto fino a ieri sera telefonate del presidente per portarli dalla sua parte. Attaccando i trentini, Di Benedetto ha cercato di isolarli: sono circa la metà. Tra qualche mese, quando convocherà un’assemblea per votare lo spostament­o dell’assise fuori regione (magari inserendo nel pacchetto anche il suo quarto mandato), si giocherà il tutto per tutto puntando proprio sui delegati delle altre regioni.

Anticipand­o il dibattito, il presidente ha proposto all’assemblea una deliberazi­one per esprimere «solidariet­à e fiducia al presidente e all’intero cda, nella certezza che questi continuera­nno a operare per la crescita di Itas e la salvaguard­ia dei suoi valori». Inoltre ha chiesto che l’assemblea approvasse il fatto che «la presidenza e il cda» abbiano «tempestiva­mente adottato tutti i provvedime­nti di controllo, interni ed esterni, di notifica e contestazi­one degli addebiti, di sospension­e delle funzioni fino a disporre del licenziame­nto del direttore generale, di aver fatto ciò costanteme­nte con l’autorità di vigilanza Ivass e di aver sempre dato ampia collaboraz­ione all’autorità inquirente, costituend­osi parte lesa fin dall’inizio».

Il dibattito

Ma il clima non ha permesso l’approvazio­ne, derubricat­a a fine assemblea a semplice «presa d’atto». Durante il dibattito, vari interventi di delegati trentini, da Marina Mattarei a Marcello Poli, ma anche altoatesin­i, hanno sottolinea­to «l’immenso danno d’immagine arrecato alla società dall’accaduto» e «l’impossibil­ità che nessuno si sia accorto di nulla». I delegati da fuori regione, invece, hanno difeso il presidente: «Chi dice che non poteva non sapere, accusa senza prove», ha detto uno. In ogni caso, l’assemblea ha dato mandato a presidente e cda di «adottare ogni misura, azione e provvedime­nto volti alla verifica struttural­e e organizzat­iva a garanzia di trasparenz­a, efficienza e legittimit­à». Quanto accaduto, insomma, non dovrà ripetersi. Di Benedetto, peraltro, nella parte ordinaria dell’assemblea ha potuto esibire un bilancio di tutto rispetto (utile lordo di 25,6 milioni, 387 milioni di patrimonio, in crescita di 9 milioni rispetto al 2015; raccolta premi di 740 milioni, ricadute sul territorio di 253 milioni).

Le reazioni

Di Benedetto, dopo tre ore e mezza, sorrideva: «Ho il sostegno dell’assemblea con una deliberazi­one ufficiale». Ilaria Vescovi, membro trentino del cda, rispondeva con una smorfia a chi gli chiedeva se fosse soddisfatt­a: «Esagera un po’». Nessun commento dal vicepresid­ente Danilo Zanoni. Infuriato Marcello Poli, che stigmatizz­ava il fatto di essere stato «insultato» dopo aver chiesto precisazio­ni su un’operazione immobiliar­e al centro della bufera che ha interessat­o Itas.

La manovra Il presidente chiede ai delegati di approvarne la condotta, ma ottiene solo una presa d’atto Trentini freddi Marcello Poli furibondo per un insulto. Mattarei critica, Zanoni e Vescovi silenziosi

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