Di Benedetto rinvia il voto su quarto mandato e assemblee fuori regione Trentini accusati di localismo
I mandati del presidente restano tre, la sede dell’assemblea rimane in Trentino Alto Adige. Giovanni Di Benedetto, presidente di Itas, non ha forzato la mano. Ha proposto all’assemblea dei delegati (e ottenuto 152 sì su 153 presenti) di rinviare le modifiche statutarie a un’assemblea straordinaria da riconvocare in data da destinarsi. Ha anche cercato, senza riuscirci, di collegare il voto di rinvio a una deliberazione di approvazione dell’operato di presidenza e cda nella gestione della bufera giudiziaria che si è abbattuta sull’ex direttore generale Ermanno Grassi (accusato di truffa ed estorsione). L’assemblea ha rumoreggiato, il notaio ha chiarito che il voto si sarebbe dovuto tenere separatamente. Il testo, limato, è diventato una semplice «presa d’atto» («Io non approvo proprio nulla» ha detto un delegato uscendo dalla sala) che ha ottenuto 149 sì, 4 no e 9 astensioni. Se e quando Di Benedetto rigiocherà la carta del quarto mandato e del trasferimento dell’assemblea fuori regione, difficilmente troverà i trentini favorevoli, a prescindere dal merito. I rapporti con i delegati locali ieri si è mostrato deteriorato. Il più infuriato di tutti? Marcello Poli, a cui è pervenuto un insulto dai banchi dei vertici mentre chiedeva chiarimenti su una delle operazioni immobiliari dell’ex direttore.
L’arringa
Di Benedetto è arrivato alla sala congressi dell’Inteporto con molta energia. Ha ripercor- so lo sviluppo di Itas dal 2012 fino all’inchiesta giudiziaria, scaricando platealmente le responsabilità di quanto avvenuto su Grassi. Si è detto «tradito e amareggiato», ha usato locuzioni come «delirio di onnipotenza», ha chiarito che «non era compito del cda controllare le fatture». Ha parlato più volte di Itas come «patrimonio del territorio» ma ha attaccato senza troppi fronzoli i delegati trentini in riferimento alla modifica statutaria per portare fuori dalla regione l’assemblea della mutua: «Cosa vogliamo fare? Vogliamo alzare il ponte levatoio che per anni ha ridotto in miseria economica questa terra?».
In sala, la mossa è apparsa mirata a dividere ancora più nettamente l’assemblea tra i sospettosi e i sostenitori. Numerosi delegati, prima di salire in sala, hanno ammesso di aver ricevuto fino a ieri sera telefonate del presidente per portarli dalla sua parte. Attaccando i trentini, Di Benedetto ha cercato di isolarli: sono circa la metà. Tra qualche mese, quando convocherà un’assemblea per votare lo spostamento dell’assise fuori regione (magari inserendo nel pacchetto anche il suo quarto mandato), si giocherà il tutto per tutto puntando proprio sui delegati delle altre regioni.
Anticipando il dibattito, il presidente ha proposto all’assemblea una deliberazione per esprimere «solidarietà e fiducia al presidente e all’intero cda, nella certezza che questi continueranno a operare per la crescita di Itas e la salvaguardia dei suoi valori». Inoltre ha chiesto che l’assemblea approvasse il fatto che «la presidenza e il cda» abbiano «tempestivamente adottato tutti i provvedimenti di controllo, interni ed esterni, di notifica e contestazione degli addebiti, di sospensione delle funzioni fino a disporre del licenziamento del direttore generale, di aver fatto ciò costantemente con l’autorità di vigilanza Ivass e di aver sempre dato ampia collaborazione all’autorità inquirente, costituendosi parte lesa fin dall’inizio».
Il dibattito
Ma il clima non ha permesso l’approvazione, derubricata a fine assemblea a semplice «presa d’atto». Durante il dibattito, vari interventi di delegati trentini, da Marina Mattarei a Marcello Poli, ma anche altoatesini, hanno sottolineato «l’immenso danno d’immagine arrecato alla società dall’accaduto» e «l’impossibilità che nessuno si sia accorto di nulla». I delegati da fuori regione, invece, hanno difeso il presidente: «Chi dice che non poteva non sapere, accusa senza prove», ha detto uno. In ogni caso, l’assemblea ha dato mandato a presidente e cda di «adottare ogni misura, azione e provvedimento volti alla verifica strutturale e organizzativa a garanzia di trasparenza, efficienza e legittimità». Quanto accaduto, insomma, non dovrà ripetersi. Di Benedetto, peraltro, nella parte ordinaria dell’assemblea ha potuto esibire un bilancio di tutto rispetto (utile lordo di 25,6 milioni, 387 milioni di patrimonio, in crescita di 9 milioni rispetto al 2015; raccolta premi di 740 milioni, ricadute sul territorio di 253 milioni).
Le reazioni
Di Benedetto, dopo tre ore e mezza, sorrideva: «Ho il sostegno dell’assemblea con una deliberazione ufficiale». Ilaria Vescovi, membro trentino del cda, rispondeva con una smorfia a chi gli chiedeva se fosse soddisfatta: «Esagera un po’». Nessun commento dal vicepresidente Danilo Zanoni. Infuriato Marcello Poli, che stigmatizzava il fatto di essere stato «insultato» dopo aver chiesto precisazioni su un’operazione immobiliare al centro della bufera che ha interessato Itas.
La manovra Il presidente chiede ai delegati di approvarne la condotta, ma ottiene solo una presa d’atto Trentini freddi Marcello Poli furibondo per un insulto. Mattarei critica, Zanoni e Vescovi silenziosi