«Di luogo in luogo»
Le molte «anime» di Christian Il progetto speciale è curato da Eccher
Non è necessario ricordare gli anniversari per spiegare perché il Comune di Bologna dedica un progetto speciale all’opera di Christian Boltanski, uno dei nomi più importanti della scena artistica internazionale. Certo, ricorrono dieci anni dall’inaugurazione di Mambo (il Museo d’Arte Moderna di Bologna) e da quella del Museo per la memoria di Ustica, con i resti del Dc-9 dell’Itavia abbattuto nei cieli di Sicilia e quella leggera sinfonia di voci, luci e oggetti che li circonda.
Vent’anni sono trascorsi dalla mostra a Villa delle Rose, dedicata all’artista francese da Danilo Eccher, allora direttore della Gam, la Galleria d’arte moderna bolognese (e prima ancora dal 1989 al 1995 della Galleria civica d’arte contemporanea di Trento). Il maestro dell’arte contemporanea tornerà a Bologna con varie presenze tra i musei, l’Arena del Sole e luoghi inconsueti delle periferie, con il suo lavoro sulla memoria e sulla perdita, sviluppati «non con la retorica della tragedia, ma con leggerezza capace di virare le nostre paure più profonde in avventure gioiose», come chiosa Eccher.
Il Comune dedica un ampio focus a questo artista e alle sue opere, dopo le personali riservate negli anni scorsi a John Cage, Gianni Celati, Romeo Castellucci, Pasolini.
«Ci aveva proposto come titolo Andando — svela Eccher, che sarà il curatore della rassegna — per testimoniare uno spirito di attraversamento». Questa idea è stata perfezionata e il viaggio nell’espressività di Boltanski si chiamerà Anime. Di luogo in luogo. «Anima è un termine che, al singolare e nelle sue molteplici declinazioni, si riferisce al principio vitale dell’uomo. Al plurale, il termine rimanda alla collettività, alle storie dei singoli individui e alla Storia ma non manca di lasciare una prospettiva immaginaria per proiettare il presente nel futuro, trasmettendo un fiducioso senso di continuità», annota ancora Eccher.
Il centro della personale sarà una esposizione a Mambo, con venti opere, la più ampia mostra realizzata in Italia (dal 26 giugno al 12 novembre). Alcune installazioni saranno ricreate personalmente dall’autore, a testimoniare la natura peculiare di quel museo, spazio di ricerca e di produzione, non solo di consuntivi. La sala delle Ciminere sarà occupata dai labirinti di Regard-Eyes, fantasmi di volti provenienti dall’archivio fotografico dell’artista, fattezze sfocate, anonime, per tracciare il fluire di storie comuni di vita che fanno la grande Storia.
Un altro momento di impatto sarà costituito da Volver, una piramide alta alcuni metri di coperte isotermiche, una testimonianza della tragedie delle migrazioni.
Ma il segno di Boltanski non sarà concentrato nel centro città. Sui muri della periferia della città emiliana, dagli inizi di giugno si vedranno cinque volti di partigiani uccisi durante la Resistenza, tra quelli conservati nel Sacrario di piazza Nettuno. Le immagini vengono dall’opera Les regards della collezione permanete di Mambo e sono state trasformate in grandi cartelloni. Altre installazioni, a saldare centro e periferie, a creare flussi di curiosità, saranno visibili nell’ex bunker polveriera del giardino di Lunetta Gamberini, che diventerà luogo di evanescenti presenze, e a settembre nell’ex parcheggio Giuriolo, dove l’artista animerà uno scambio di oggetti d’arte.
Nel parco davanti al Museo