IL RICAMBIO È SALUTARE
Al di là del profilo giudiziario, la vicenda che ha coinvolto l’Itas è interessante per aspetti relativi al rapporto tra regole e potere. Tra i vari passaggi, si è discusso della modifica statutaria sul «quarto mandato». Il rinvio è stato motivato con la situazione di tensione attuale: se non si fosse aperto il fronte giudiziario, la modifica sarebbe stata probabilmente approvata, o almeno votata. Ci si è posti un problema di opportunità temporanea, legato alla percezione, attuale, dei soci e dell’opinione pubblica. Ma si tratta veramente di una questione solo formale, contingente e specifica o è un esempio che può riguardare, in ogni tempo, ogni organizzazione, pubblica e privata?
Alcune considerazioni sono utili. In primo luogo, il sospetto di norme ad personam non è una questione irrilevante, nel momento in cui si modificano i principi fondamentali di un’organizzazione. Il cambiamento in corsa di regole consolidate appare comunque funzionale a interessi personali più che generali, generando sfiducia. Per disinnescare le ombre basterebbe escludere l’applicabilità immediata. Raramente accade. In secondo luogo, aumentare i mandati può essere interpretato come una dichiarazione di debolezza della comunità rappresentata da quegli organi, ammettendo che un ricambio più frequente (anche se, comunque, spesso non frequentissimo) sarebbe impossibile, o sconsigliabile, per la mancanza di soggetti idonei. Un dogma di insostituibilità. In terzo luogo, citando Talleyrand o Andreotti, se è vero (ma lo è?) che il potere logora chi non ce l’ha, è anche vero che il potere può corrompere chi lo detiene, o quantomeno far perdere umiltà, distorcere prospettive e senso del limite, con il rischio di comportamenti discutibili, quando non illeciti. Favorire un salutare ricambio ai vertici consente a qualsiasi organizzazione di acquisire maggiore forza, trasparenza e senso di comunità.
Infine, un ulteriore profilo, ancora più rilevante. Le norme costitutive di una comunità che regolano meccanismi di rappresentanza e di gestione del potere sono importanti in quanto rappresentano una tutela per tutti, e soprattutto per le minoranze e per chi dal potere è lontano, per scelta o per ostracismo altrui. Modificarle richiede confronto e consenso, e non deve essere un esercizio divisivo, esercitato a colpi di maggioranza. Gli esempi in senso contrario, a qualsiasi livello, non mancano. È una questione di identità dell’organizzazione, e prima ancora della comunità.