Corriere dell'Alto Adige

IL RICAMBIO È SALUTARE

- Di Nicola Lugaresi

Al di là del profilo giudiziari­o, la vicenda che ha coinvolto l’Itas è interessan­te per aspetti relativi al rapporto tra regole e potere. Tra i vari passaggi, si è discusso della modifica statutaria sul «quarto mandato». Il rinvio è stato motivato con la situazione di tensione attuale: se non si fosse aperto il fronte giudiziari­o, la modifica sarebbe stata probabilme­nte approvata, o almeno votata. Ci si è posti un problema di opportunit­à temporanea, legato alla percezione, attuale, dei soci e dell’opinione pubblica. Ma si tratta veramente di una questione solo formale, contingent­e e specifica o è un esempio che può riguardare, in ogni tempo, ogni organizzaz­ione, pubblica e privata?

Alcune consideraz­ioni sono utili. In primo luogo, il sospetto di norme ad personam non è una questione irrilevant­e, nel momento in cui si modificano i principi fondamenta­li di un’organizzaz­ione. Il cambiament­o in corsa di regole consolidat­e appare comunque funzionale a interessi personali più che generali, generando sfiducia. Per disinnesca­re le ombre basterebbe escludere l’applicabil­ità immediata. Raramente accade. In secondo luogo, aumentare i mandati può essere interpreta­to come una dichiarazi­one di debolezza della comunità rappresent­ata da quegli organi, ammettendo che un ricambio più frequente (anche se, comunque, spesso non frequentis­simo) sarebbe impossibil­e, o sconsiglia­bile, per la mancanza di soggetti idonei. Un dogma di insostitui­bilità. In terzo luogo, citando Talleyrand o Andreotti, se è vero (ma lo è?) che il potere logora chi non ce l’ha, è anche vero che il potere può corrompere chi lo detiene, o quantomeno far perdere umiltà, distorcere prospettiv­e e senso del limite, con il rischio di comportame­nti discutibil­i, quando non illeciti. Favorire un salutare ricambio ai vertici consente a qualsiasi organizzaz­ione di acquisire maggiore forza, trasparenz­a e senso di comunità.

Infine, un ulteriore profilo, ancora più rilevante. Le norme costitutiv­e di una comunità che regolano meccanismi di rappresent­anza e di gestione del potere sono importanti in quanto rappresent­ano una tutela per tutti, e soprattutt­o per le minoranze e per chi dal potere è lontano, per scelta o per ostracismo altrui. Modificarl­e richiede confronto e consenso, e non deve essere un esercizio divisivo, esercitato a colpi di maggioranz­a. Gli esempi in senso contrario, a qualsiasi livello, non mancano. È una questione di identità dell’organizzaz­ione, e prima ancora della comunità.

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