Rossi: Itas investa di più in Trentino
Il governatore replica alle accuse di localismo indirizzate da Di Benedetto ai delegati provinciali «Ponti levatoi? Noi mai sotto il giogo di nessuno». Il futuro: «Conciliare territorialità e mercati»
TRENTO «Ponti levatoi il Trentino non ne ha mai avuti. Siamo una terra di autogoverno: nè vassalli, nè valvassori, nè valvassini. Mai sotto il giogo di nessuno». Ugo Rossi risponde per le rime alle accuse di localismo che il presidente di Itas, Giovanni Di Benedetto, ha mosso al Trentino durante l’assemblea della mutua di giovedì. E richiama l’istituto: «Sia più protagonista, faccia più investimenti per lo sviluppo territoriale».
Botta e risposta
Celebrata l’assemblea di Itas, il governatore affronta il tema Itas con meno parsimonia di parole rispetto ai giorni della bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla mutua e ha portato alle dimissioni (e poi al licenziamento) dell’ex direttore Ermanno Grassi, accusato di truffa ed estorsione.
Davanti ai delegati, Di Benedetto ha evitato di forzare la mano rinviando a data da destinarsi le modifiche statutarie per eliminare il limite dei tre mandati presidenziali (nel 2018, in tal caso, potrebbe ricandidarsi e poi, con una maggioranza qualificata, ottenere anche il quinto incarico). Allo stesso modo, ha rinviato il voto sull’introduzione della possibilità che l’assemblea si possa svolgere fuori regione. Ma ha attaccato i trentini: «Cosa vogliamo fare? Vogliamo alzare il ponte levatoio che per anni ha ridotto in miseria economica questa terra?».
I delegati trentini hanno inarcato le sopracciglia. «Ho saputo, ho saputo», dice Rossi. Il governatore rigetta le accuse di localismo del presidente di Itas: «Qualsiasi realtà economica, anche piccola, deve guardare ad altri mercati; figuriamoci se non lo deve fare Itas. Il punto non è questo, la cosa fondamentale è avere una visione dell’Itas di oggi e di domani, coniugando una caratterizzazione territoriale molto forte accanto alla capacità di competere sui mercati. Mettere in contrapposizione i due elementi non fa bene a nessuno».
Saggezza
«L’assemblea di Itas è sovrana, i delegati sono sovrani. La Provincia — continua Rossi — registra favorevolmente la decisione di rinviare la discussione sulle modifiche statutarie: mi sembra una decisione saggia. Siamo interessati a che Itas prosegua con il suo buon andamento economico, e bisogna dare atto che alcuni di questi risultati sono stati realizzati anche nell’era Di Benedetto».
Ma alle suggestioni centrifughe del presidente Itas, Rossi risponde con un richiamo molto concreto: «Auspico, come ho avuto già avuto modo di dire in passato, che Itas sia più protagonista di logiche di sviluppo territoriale. Non per fare i localisti, ma proprio perché le due cose, territorialità e presenza sui mercati, vanno conciliate. Degli investimenti può beneficiare Itas ma anche il Trentino stesso. Questo, naturalmente, nel massimo rispetto della mission aziendale: prima vengono gli assicurati».
Strategia
Se Di Benedetto tornerà alla carica con le modifiche statutarie, dovrà dunque fare i conti anche con la «moral suasion» del governatore.
Il primo guarda fuori (la maggior parte dei delegati extra-regionali, giovedì, ha sostenuto il presidente, che è sembrato voler tentare di isolare i delegati trentini, i più informati sulla vicenda giudiziaria che ha interessato Itas); il secondo cerca di ancorare la mutua al baricentro della propria storia. informati. E servono consiglieri di amministrazione formati e informati. Credo che ci sia molto da fare, che vada costituito un gruppo di lavoro».
Tra un po’ di tempo verranno riproposte le modifiche allo Statuto. Lei che ne pensa?
«Spero che si proponga una più ampia revisione della governance per rispondere ai nuovi obiettivi. In questo contesto, se il limite dei mandati della presidenza si rivelasse una risultante, andrà valutata. Ma, appunto, dovrebbe rappresentare una risultante funzionale a un modello di governance diverso, non un punto di partenza».
Di fronte alla richiesta di approvazione del proprio operato e del cda avanzata da Di Benedetto, l’assemblea ha semplicemente preso atto che presidenza e board hanno tempestivamente adottato tutti i provvedimenti di controllo, fino al licenziamento del direttore generale. È vero che lei è uno dei nove astenuti? «Sì, mi sono astenuto».
Protagonisti I delegati Itas in assemblea durante il discorso di Giovanni Di Benedetto. Qui sotto, Ugo Rossi