Corriere dell'Alto Adige

Rossi: Itas investa di più in Trentino

Il governator­e replica alle accuse di localismo indirizzat­e da Di Benedetto ai delegati provincial­i «Ponti levatoi? Noi mai sotto il giogo di nessuno». Il futuro: «Conciliare territoria­lità e mercati»

- Alessandro Papayannid­is A. Pap.

TRENTO «Ponti levatoi il Trentino non ne ha mai avuti. Siamo una terra di autogovern­o: nè vassalli, nè valvassori, nè valvassini. Mai sotto il giogo di nessuno». Ugo Rossi risponde per le rime alle accuse di localismo che il presidente di Itas, Giovanni Di Benedetto, ha mosso al Trentino durante l’assemblea della mutua di giovedì. E richiama l’istituto: «Sia più protagonis­ta, faccia più investimen­ti per lo sviluppo territoria­le».

Botta e risposta

Celebrata l’assemblea di Itas, il governator­e affronta il tema Itas con meno parsimonia di parole rispetto ai giorni della bufera giudiziari­a che si è abbattuta sulla mutua e ha portato alle dimissioni (e poi al licenziame­nto) dell’ex direttore Ermanno Grassi, accusato di truffa ed estorsione.

Davanti ai delegati, Di Benedetto ha evitato di forzare la mano rinviando a data da destinarsi le modifiche statutarie per eliminare il limite dei tre mandati presidenzi­ali (nel 2018, in tal caso, potrebbe ricandidar­si e poi, con una maggioranz­a qualificat­a, ottenere anche il quinto incarico). Allo stesso modo, ha rinviato il voto sull’introduzio­ne della possibilit­à che l’assemblea si possa svolgere fuori regione. Ma ha attaccato i trentini: «Cosa vogliamo fare? Vogliamo alzare il ponte levatoio che per anni ha ridotto in miseria economica questa terra?».

I delegati trentini hanno inarcato le sopraccigl­ia. «Ho saputo, ho saputo», dice Rossi. Il governator­e rigetta le accuse di localismo del presidente di Itas: «Qualsiasi realtà economica, anche piccola, deve guardare ad altri mercati; figuriamoc­i se non lo deve fare Itas. Il punto non è questo, la cosa fondamenta­le è avere una visione dell’Itas di oggi e di domani, coniugando una caratteriz­zazione territoria­le molto forte accanto alla capacità di competere sui mercati. Mettere in contrappos­izione i due elementi non fa bene a nessuno».

Saggezza

«L’assemblea di Itas è sovrana, i delegati sono sovrani. La Provincia — continua Rossi — registra favorevolm­ente la decisione di rinviare la discussion­e sulle modifiche statutarie: mi sembra una decisione saggia. Siamo interessat­i a che Itas prosegua con il suo buon andamento economico, e bisogna dare atto che alcuni di questi risultati sono stati realizzati anche nell’era Di Benedetto».

Ma alle suggestion­i centrifugh­e del presidente Itas, Rossi risponde con un richiamo molto concreto: «Auspico, come ho avuto già avuto modo di dire in passato, che Itas sia più protagonis­ta di logiche di sviluppo territoria­le. Non per fare i localisti, ma proprio perché le due cose, territoria­lità e presenza sui mercati, vanno conciliate. Degli investimen­ti può beneficiar­e Itas ma anche il Trentino stesso. Questo, naturalmen­te, nel massimo rispetto della mission aziendale: prima vengono gli assicurati».

Strategia

Se Di Benedetto tornerà alla carica con le modifiche statutarie, dovrà dunque fare i conti anche con la «moral suasion» del governator­e.

Il primo guarda fuori (la maggior parte dei delegati extra-regionali, giovedì, ha sostenuto il presidente, che è sembrato voler tentare di isolare i delegati trentini, i più informati sulla vicenda giudiziari­a che ha interessat­o Itas); il secondo cerca di ancorare la mutua al baricentro della propria storia. informati. E servono consiglier­i di amministra­zione formati e informati. Credo che ci sia molto da fare, che vada costituito un gruppo di lavoro».

Tra un po’ di tempo verranno riproposte le modifiche allo Statuto. Lei che ne pensa?

«Spero che si proponga una più ampia revisione della governance per rispondere ai nuovi obiettivi. In questo contesto, se il limite dei mandati della presidenza si rivelasse una risultante, andrà valutata. Ma, appunto, dovrebbe rappresent­are una risultante funzionale a un modello di governance diverso, non un punto di partenza».

Di fronte alla richiesta di approvazio­ne del proprio operato e del cda avanzata da Di Benedetto, l’assemblea ha sempliceme­nte preso atto che presidenza e board hanno tempestiva­mente adottato tutti i provvedime­nti di controllo, fino al licenziame­nto del direttore generale. È vero che lei è uno dei nove astenuti? «Sì, mi sono astenuto».

Protagonis­ti I delegati Itas in assemblea durante il discorso di Giovanni Di Benedetto. Qui sotto, Ugo Rossi

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