Manzana: «Il quarto mandato non può essere il punto di partenza»
Da Trento al mondo. Fausto Manzana, presidente di Gpi, sa cosa significhi far crescere un’azienda locale fino a proiettarla su orizzonti nazionali e internazionali. Fondata nel 1988, la sua creatura alla fine dell’anno scorso è sbarcata ufficialmente in Borsa e ha chiuso l’esercizio 2016 con ricavi superiori a 136 milioni di euro (+ 52% rispetto al 2015) e un organico di oltre 3.600 collaboratori. Delegato Itas dell’agenzia di Mezzolombardo, Manzana ha le idee molto chiare sul futuro di Itas: più che soffermarsi sulle vicende delle ultime settimane e sull’assemblea, l’imprenditore guarda oltre ed è convinto che ci sia «molto da lavorare».
In assemblea si è assistito a una polarizzazione tra delegati trentini, con qualche alleato altoatesino, e delegati provenienti da fuori regione. Molti delegati scommettono che il presidente Di Benedetto abbia fatto leva sul localismo per garantirsi l’appoggio delle altre regioni e, tra qualche mese, chiedere e ottenere l’ok al cambio di statuto rinviato giovedì: quarto mandato e spostamento dell’assemblea fuori regione. Lei si riconosce in questa lettura?
«A mio avviso prima si cresce e poi ci si struttura. L’assemblea ha fatto bene a rinviare il voto sulle modifiche statutarie. Trovo buffo che il presidente abbia osservato che, in ragione delle dimensioni più importanti assunte dalla compagnia, la direzione generale vada ripensata. Io credo che, per attrezzare Itas alle sue nuove dimensioni, tutta la governance vada ripensata».
Le accuse di localismo sono fondate?
«Francamente credo che l’idea di autarchia non sia più pensabile. Serve un’azienda con le radici sul proprio territorio e che abbia le gambe in giro per l’Italia e per il mondo. Il punto non è il localismo. Il punto è che per compiere questo processo, occorre strutturarsi e attrezzarsi».
In che modo?
«Servono delegati formati e