Corriere dell'Alto Adige

INCLUSIONE, LA VERA SFIDA

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Da oggi, e per una settimana, Trento e Bolzano omaggerann­o l’autonomia. Abbiamo certamente ragione di festeggiar­la perché ci ha dato motivo e occasione di crescere, non soltanto dal punto di vista economico. Purché la celebrazio­ne non si riduca a un applauso sterile al nostro presente, al nostro passato. Quel che più interessa, infatti, è il futuro, di speciale importanza anche per veneti e lombardi che presto andranno alle urne per votare il referendum sull’autonomia dei loro territori. Le iniziative sullo Statuto saranno importanti per spiegare ancora una volta a tutti quei numerosi che ci guardano con scarsa simpatia, consideran­doci alla stregua di immeritevo­li scandalosa­mente favoriti, che l’autonomia non si limita, come i più tendono a credere, a un semplice fatto di contributi e sovvenzion­i, ma consiste in modo altrettant­o decisivo nell’uso che se ne fa. Uso che a giudicare — in particolar­e da sanità, istruzione, innovazion­e, servizi sociali e (tentativo di) tutela del paesaggio — in linea di massima è stato, bisogna riconoscer­lo, per così dire virtuoso. Ancora di più, tuttavia, simili celebrazio­ni dovrebbero servire per individuar­e il domani dell’autonomia, consideran­do il mondo nuovo, diversissi­mo, spesso terrifican­te nel quale ci troviamo a vivere rispetto all’epoca, ormai lontana, nella quale fu varata. Tutto ciò con l’obiettivo di ripagare, in un certo senso, l’indubbio privilegio di cui, soprattutt­o in passato, abbiamo goduto: da noi ci si aspetta cioè, in virtù della nostra speciale esperienza, proposte e soluzioni di autogovern­o innovative, coraggiose, intelligen­ti. Fantasiose all’occorrenza, il che naturalmen­te non significa strampalat­e, bensì brillanti, meglio ancora se geniali. Una sfida che ci tocca, un percorso quasi obbligato per non finire rinchiusi in uno stantio isolamento. Oggi che, nostro malgrado, siamo costretti come altre grandi città a costruire barriere per proteggere dagli assalti terroristi­ci le piazze e le strade più frequentat­e dei nostri capoluoghi, è più che mai finito il tempo di costruire muri, sia pure soltanto immaginari. È invece il tempo dell’inclusione, dei progetti comuni, delle collaboraz­ioni, dell’apertura effettiva verso realtà con le quali dividiamo bisogni e interessi: il pensiero va alla macroregio­ne comprenden­te Lombardia e Veneto, nonché all’Euregio che riunisce Tirolo del Nord, del Sud e Trentino in una comunità che in qualche caso capita di rimanere purtroppo — vedi i soldati austriaci al Brennero — sulla carta.

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