INCLUSIONE, LA VERA SFIDA
Da oggi, e per una settimana, Trento e Bolzano omaggeranno l’autonomia. Abbiamo certamente ragione di festeggiarla perché ci ha dato motivo e occasione di crescere, non soltanto dal punto di vista economico. Purché la celebrazione non si riduca a un applauso sterile al nostro presente, al nostro passato. Quel che più interessa, infatti, è il futuro, di speciale importanza anche per veneti e lombardi che presto andranno alle urne per votare il referendum sull’autonomia dei loro territori. Le iniziative sullo Statuto saranno importanti per spiegare ancora una volta a tutti quei numerosi che ci guardano con scarsa simpatia, considerandoci alla stregua di immeritevoli scandalosamente favoriti, che l’autonomia non si limita, come i più tendono a credere, a un semplice fatto di contributi e sovvenzioni, ma consiste in modo altrettanto decisivo nell’uso che se ne fa. Uso che a giudicare — in particolare da sanità, istruzione, innovazione, servizi sociali e (tentativo di) tutela del paesaggio — in linea di massima è stato, bisogna riconoscerlo, per così dire virtuoso. Ancora di più, tuttavia, simili celebrazioni dovrebbero servire per individuare il domani dell’autonomia, considerando il mondo nuovo, diversissimo, spesso terrificante nel quale ci troviamo a vivere rispetto all’epoca, ormai lontana, nella quale fu varata. Tutto ciò con l’obiettivo di ripagare, in un certo senso, l’indubbio privilegio di cui, soprattutto in passato, abbiamo goduto: da noi ci si aspetta cioè, in virtù della nostra speciale esperienza, proposte e soluzioni di autogoverno innovative, coraggiose, intelligenti. Fantasiose all’occorrenza, il che naturalmente non significa strampalate, bensì brillanti, meglio ancora se geniali. Una sfida che ci tocca, un percorso quasi obbligato per non finire rinchiusi in uno stantio isolamento. Oggi che, nostro malgrado, siamo costretti come altre grandi città a costruire barriere per proteggere dagli assalti terroristici le piazze e le strade più frequentate dei nostri capoluoghi, è più che mai finito il tempo di costruire muri, sia pure soltanto immaginari. È invece il tempo dell’inclusione, dei progetti comuni, delle collaborazioni, dell’apertura effettiva verso realtà con le quali dividiamo bisogni e interessi: il pensiero va alla macroregione comprendente Lombardia e Veneto, nonché all’Euregio che riunisce Tirolo del Nord, del Sud e Trentino in una comunità che in qualche caso capita di rimanere purtroppo — vedi i soldati austriaci al Brennero — sulla carta.