Corriere dell'Alto Adige

«Troppi suicidi, prevenzion­e fondamenta­le»

Giornata mondiale, tavola rotonda all’Eos. Un decesso a settimana, numerosi i tentativi

- P. P.

In occasione della Giornata mondiale per la prevenzion­e del suicidio (10 settembre) anche l’Alto Adige — dove il fenomeno ha storicamen­te un’alta incidenza — si interroga sui temi della cura e della prevenzion­e. L’11 settembre, in particolar­e, verrà fatto il punto nella sede Eos di Rencio con una conferenza che — inizio alle 17 — vedrà la relazione di Roger Pycha, primario di Psichiatri­a dell’ospedale di Brunico.

Un intervento che di fatto introdurrà la tavola rotonda su «Il ruolo e il compito dei media nella pubblica relazione inerente al suicidio» con i direttori dei giornali Enrico Franco (Corriere dell’Alto Adige), Toni Ebner (Dolomiten), e Alberto Faustini (Alto Adige). Ci saranno anche operatori e rappresent­anti Eead (European Alliance Against Depression­e) e lo stesso Pycha. Moderatori, Barbara Pizzinini, Sabine Cagol e Ulrich Seitz. Il fenomeno in Alto Adige vede — facendo medie decennali — una persona a settimana togliersi la vita e (applicando i trend europei) una o due tentare di farlo ogni giorno. La metà soffre di depression­e, il 25% di alcolismo. Ma — ricorda Eead Alto Adige — negli ultimi anni il tasso di suicidi è diminuito, anzitutto per l’impegno degli esperti sul campo: «Ha preso forma una nuova rete di aiuto per situazioni estreme: sono stati istituiti i servizi di reperibili­tà psichiatri­ca continua nei grossi centri. Presso i rispettivi ospedali le persone a rischio trovano sostegno e assistenza immediata. Nel corso di dieci anni di “Alleanza Europea contro la depression­e in Alto Adige»” sono stati istituiti team di analisi demografic­a, gruppi di auto aiuto, si sono saldati i servizi telefonici di consulenza e aiuto, i servizi di psicologia d’emergenza e di assistenza spirituale. A questi si sono affiancati con particolar­e sensibilit­à i medici di base, gli insegnanti, le forze dell’ordine e la Chiesa». Le vicende altoatesin­e legate ai suicidi sono spesso andate fuori dai confini nazionali. Ad iniziare dal drammatico 1990 quando avvenne una serie di suicidi tra giovani maschi in Val Venosta che scelsero tutti la stessa metodologi­a: per questo si iniziò a guardare ai racconti dei mass media e a parlare di imitazione. Ne nacque un dibattito che portò poi gradualmen­te i cronisti ad evitare di fornire particolar­i sulle modalità di decesso o finanche a evitare di pubblicare il fatto stesso, qualora non avvenuti in luoghi pubblici. Un dibattito sempre aperto e che vide riflession­i profonde anche nel 1995 quando a togliersi la vita fu Alexander Langer.

Il confronto Operatori, volontari e direttori dei giornali analizzera­nno il ruolo dell’informazio­ne

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Primario Roger Pycha

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