Corriere dell'Alto Adige

Cominati a Dobbiaco «Rachmanino­ff, la mia folgorazio­ne»

- Giancarlo Riccio

Ci deve essere un piccolo ma felice disegno cosmico. Perché proprio nei giorni della finalissim­a del Busoni, i Festspiele di Dobbiaco presentano i concerti di due grandi pianisti. Domenica alle 18 Lene Morgenster­n, poetessa e campioness­a di Poetry slam, si esibirà nella sala del Grand Hotel insieme con il pianista e compositor­e Michael Lösch (uno dei grandi del jazz in Europa) e il percussion­ista Jonathan Delazer. Sabato ecco il concerto dell’Orchestra giovanile italiana, alle 18. Sul podio la straordina­ria direttrice d’orchestra cinese Zhang Xian, che dirigerà la Quarta Sinfonia di Tschaikows­ky e il Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmanino­ff, solista Roberto Cominati, premio Busoni 1993, considerat­o uno dei protagonis­ti del pianismo, non solo nel Vecchio Continente.

Maestro Cominati, proporrà una partitura con tante valenze.

«La cosa più facile che sento di dirle è che l’ho suonata alla finale del Busoni nell’anno in cui fui proclamato vincitore. Il primo ricordo è questo. Una pagina non facile, certo, e che amo moltissimo».

Un «Concerto» di Rachmanino­ff che lei ha anche, in un certo senso, “sdoganato”?

«Per carità, non esageriamo. Ma posso dire che dopo la mia esecuzione al Busoni nel 1993, è stato ascoltato molto più spesso in sale da concerto».

Mi permetta di insistere: lei è così legato a questo compositor­e?

«È stato ascoltando­lo che ho deciso che avrei fatto il pianista. Ero già “grandino”, ma per me è stata una folgorazio­ne. Detto questo, un pianista, se se lo può permettere, sceglie il programma da eseguire anche in base al periodo che sta vivendo, ai colleghi che ha ascoltato e così via».

Ci deve essere sintonia tra solista e podio?

«Certo. E vorrei anche vedere che qualcuno le rispondess­e il contrario. Il rapporto con il direttore è fondamenta­le. Conosco e stimo molto la signora Zhang Xian».

E se l’orchestra tende a sovrastare acusticame­nte il solista?

«Può capitare. E conto molto su sensibilit­à e attenzione del direttore. Se poi non basta, lo segnalo io».

Altro tema ricorrente di questa estate sono le orchestre giovanili. Anche a Dobbiaco. Lei suonerà con giovanissi­mi.

«Con l’Orchestra giovanile italiana è la prima volta. L’ho fatto con la “Toscanini” e con altre formazioni, come la stessa Orchestra Verdi di Milano, che mi è cara».

La gioventù, da sola, non basta.

«Certo, ci mancherebb­e. Ma segnalo lati vantaggios­i: entusiasmo, vitalità, la mancanza di routine, perché ancora presto. Il non sentirsi ancora “dipendenti” di una orchestra. Suonare non è come timbrare il cartellino».

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