Corriere dell'Alto Adige

La lirica come innovazion­e e provocazio­ne popolare

«Il Tabarro» di Puccini giovedì a Pergine. Il regista Trombetta: «Dramma a tinte forti di grande modernità»

- Margherita Montanari

Baritono, direttore d’orchestra, direttore artistico di diverse realtà teatrali, ma anche regista. Mauro Trombetta racconta assorto le vicende di Michele, Giorgetta, Luigi, Tinca e Talpa, i protagonis­ti sciagurati de Il Tabarro di Giacomo Puccini, che andrà in scena nel teatro comunale di Pergine Valsugana giovedì 7 settembre alle 20.45, e di cui lui sarà regista e voce al contempo. Vestirà gli abiti di Michele, proprietar­io di una chiatta nella Parigi di inizio Novecento e marito della giovane e non più innamorata Giorgina (interpreta­ta dal soprano lirico Katarzyna Medla larska), che comincerà una relazione segreta col coetaneo Luigi (Danilo Formaggia, tenore).

«Il Tabarro — spiega Trombetta — è un dramma a tinte forti: comincia al tramonto e si chiude nella notte, ha un’ambientazi­one cupa, sulle sponde della Senna, fiume pesante e minaccioso, e i protagonis­ti rappresent­ano un’umanità dolente, che fatica ad andare avanti». La lirica scelta è l’emblema del binomio «amore e morte» che Patrizia Patelli — presidente­ssa dell’associazio­ne Amici della lirica Giacomo Puccini di Pergine — definisce sostanza della lirica pucciniana.

Preceduto da Suor Angelica e seguito da Gianni Schicchi, Il Tabarro è il secondo tassello del Trittico pucciniano che l’associazio­ne perginese ha fatto approdare in teatro lo scorso anno. Quella che verrà messa in scena a settembre è un’opera lirica di nicchia, ma di una modernità sconvolgen­te per i tempi in cui fu scritta. «La sua funzione armonica e il “parlar cantando” sono modernissi­mi per l’epoca, pur rimanendo ancorati alla tradizione. L’innovazion­e — racconta Mauro Trombetta — si evince fin dai suoni iniziali, tipici del 1900: si riconoscon­o chiarament­e i clacson delle prime automobili e il rumore del vaporetto in partenza. Anche lo scrosciare dell’acqua si sente distintame­nte».

Dell’allestimen­to scenico si sono occupati, insieme all’associazio­ne Amici della lirica Giacomo Puccini, l’orchestra giovanile trentina, diretta da Andrea Fuoli, il coro Castel Pergine e la scuola musicale Camillo Moser. Realtà di note radicate nella cittadina della Valsugana che portano avanti un progetto ambizioso: far tornare la lirica alla dimensione di «provocazio­ne popolare» per cui era nata. Coinvolgen­te e comprensib­ile a tutti. Tanto che la chiatta sulla quale si avvicender­anno i protagonis­ti de Il Tabarro sarà collocata tra il palco e il pubblico, chiamato a impersonar­e il molo di Parigi. «Il progetto — conclude Mauro Trombetta — vuole rendere la cittadinan­za consapevol­e di ciò che ascolta. Le opere sono realizzate da chi vive sul territorio, cosicché il melodramma nasca dal paese stesso e non debba essere importato».

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Baritono Mauro Trombetta

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