Visite mediche ospedaliere Ricette contestate
Il rapporto del comitato paritetico: fino al 40% delle ricette non è corretto
BOLZANO I tempi di attesa per le visite specialistiche sono uno dei talloni di Achille della sanità altoatesina. La mancanza di medici è una delle ragioni ma, secondo il comitato paritetico c’è anche un’altra ragione strutturale. Ovvero una buona fetta delle visite indicate come prioritarie potrebbe tranquillamente attendere. Insomma, qualcuno salta la fila e gli altri sono costretti ad attendere per mesi e mesi il consulto con uno specialista.
I tempi biblici sono stati più volte denunciati, nell’ultima settimana è stata la consigliera comunale grillina Caterina Pifano a protestare contro le attese eccessive.
Secondo un rapporto della Commissione paritetica, pubblicato ieri dal quotidiano Dolomiten, le visite prioritarie non appropriate sarebbero tra il 10 ed il 40%. Circostanza che allunga, e non di poco, i tempi di attesa per tutte le altre visite. Il sistema prevede tre gradi di priorità. Le visite urgenti vengono effettuate nell’arco delle 24 ore, quelle prioritarie nel giro di otto giorni mentre per quelle normali l’attesa massima è di 90 giorni. Se l’Azienda non è in grado di garantire i tempi, il paziente può rivolgersi ad un medico privato ed ottenere un rimborso da parte dell’Asl. Le lunghe attese dunque costano, e non poco, anche all’Azienda sanitaria che sta facendo il possibile per ridurre i tempi di attesa. Una delle misure è stata il controllo delle prescrizioni non appropriate.
Klaus Eisendle, primario del reparto bolzanino di Dermatologia, le ricette le ha esaminate una per una e non si sente di dare la colpa ai medici di famiglia. «Su 1526 prescrizioni controllate, 826 erano normali, 464 urgenti e 200 prioritarie. Il 77 per cento di quelle prioritarie era giustificato, di quelle urgenti — che invece, nella maggior parte dei casi, vengono prescritte al pronto soccorso — solamente il 64 per cento. Dalle verifiche — spiega il primario di dermatologia — emerge anche che le visite prescritte dai medici di famiglia sono corrette nel 75 per cento dei casi, con gli specialisti invece è sicuramente peggio».
L’introduzione della ricetta elettronica potrebbe migliorare la situazione. Attualmente infatti i vertici dell’Asl non sono in grado di capire quante visite prescrive ciascun medico, con la ricetta elettronica invece i controlli dovrebbero risultare automatici.
Una delle soluzioni discusse riguarda anche l’ampliamento degli spazi per l’attività intramoenia. Ovvero la libera professione che i medici svolgono all’interno dell’ospedale. Un provvedimento che da tempo viene caldeggiato dal sindacato dei medici Anaao e anche da diversi primari.
In pratica il paziente prenota, e paga, la visita privatamente. Il medico, che opera all’interno della struttura ospedaliera, gira una quota dei soldi all’Azienda sanitaria che quindi prende due piccioni con una fava. Tra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di estendere l’intramoenia anche per i piccoli interventi chirurgici di oculistica e di otorinolaringoiatria. Anche qui infatti i tempi di attesa per gli interventi sono piuttosto lunghi.
Eisendle «Solo il 64% dei casi considerati urgenti era veramente giustificato»