L’ultimo spettacolo del clown Frattini «Nella vita serve un po’ di leggerezza»
Il mimo si esibirà a Sanbàpolis. Gli oggetti scenici saranno venduti in un’asta benefica
TRENTO «Ma che tipo di uomo sei, in conclusione?». «Sono un clown e faccio raccolta di attimi». Come l’Hans di Heinrich Böll, ma con una carriera ricca di soddisfazioni (a differenza della fallimentare recitazione comica del protagonista di Opinioni di un clown), Emilio Frattini ha dedicato l’intera vita alla leggerezza di un sorriso, portato con responsabilità quando donato e colto col cuore se ricevuto. Uno scambio che è andato oltre lo spazio tipicamente teatrale palcoplatea, spostandosi in luoghi (ospedali psichiatrici, carceri e ambulatori) che spesso trasmettono una sensazione di vuoto; lui li ha riempiti col rumore — quello dirompente e fragoroso — della risata.
Improvvisatosi «raccontatore di storie» fin da bambino, nello sgabuzzino di casa o nel cortile del rione, scopertosi adolescente sovversivo nel prediligere il comico e il grottesco in Trentino dove, a detta sua, «il massimo del divertimento erano il teatro filodrammatico e il teatro dialettale», poi cresciuto, teatralmente parlando, grazie a Yves Lebreton, celebre attore comico francese, che gli permise di coniugare «l’arte del sogno» (la mimica ndr) con le sue ottime capacità d’improvvisazione.
È nato dalla scuola francese, a cavallo degli anni Ottanta, il Frattini mimo-clown che si esibirà sul palco per l’ultima volta domenica 24 settembre, alle 17.30 al Teatro Sanbàpolis, con lo spettacolo Urca-basic.
«Lo spettacolo cerca di raccontare la storia della comunicazione, dalla prima parola pronunciata in segno di stupore, Urca, a quella che si esclama oggi, Basic» spiega Emilio Frattini, che poi osserva amaramente: « Guardo con rammarico l’incomunicabilità che contraddistingue le generazioni odierne. L’uomo del chip di silicio è costretto all’intermediazione delle macchine». Flut e Brut, i protagonisti dell’esibizione, saranno la sintesi del mondo odierno: «Flut è l’ingenuo inventore prevaricato da Brut, che si appropria delle scoperte». Una personificazione non casuale, quella del prepotente Brut; e infatti, dice Frattini «rappresenta l’economia e le multinazionali, forze che spingono la persona a studiare per diventare una professione e non un individuo». Al termine dello spettacolo, si proseguirà con i toni dell’ilarità per una buona causa. «Urca-basic non verrà mai più riprodotto. Abbiamo perciò deciso di destinare gli oggetti scenici a un’asta di cui il pubblico sarà offerente e Gabriele Biancardi (voce di Radio Dolomiti, ndr) il banditore. Il ricavato sarà devoluto per finanziare la ricerca della Lega italiana della lotta ai tumori».
La conclusione benefica non deve sorprendere. È il proseguimento di un percorso in aiuto del prossimo intrapreso molti anni fa da Emilio Frattini. La passione per quello che definisce «il teatro sociale» è ciò che l’ha spinto a cercare l’epilogo della carriera di attore comico. «Avverto il bisogno di un teatro che sia beneficenza umana. Negli anni ho lavorato come educatore teatrale nelle carceri di Trento, Genova e Torino, ma ho anche conosciuto e subito il fascino del contatto con i malati psichiatrici. Riuscire a vedere la trasformazione di queste persone in attori è la più grande soddisfazione. È qualcosa che mi gratifica più di un applauso». In futuro, sarà quindi totalmente assorto da progetti di regia ed animazione rivolti a chi ne ha più bisogno.
L’augurio conclusivo di un clown che cambia volto è «che le persone tornino a ridere oltre le barriere della tecnologia, ricordando l’importanza di affrontare la vita con un tocco di leggerezza».