Le strabilianti cave di Massone
Le cave di calcare oolitico di Massone, roccia chiara sedimentaria ricca di fossili, si presentano come grandi cavità che scendono obliquamente nel suolo sotto grandi tetti di roccia sostenuti da pilastri scalpellati. Utilizzate già all’epoca dei Romani, continuarono poi a essere sfruttate nel Medioevo e poi sotto gli Asburgo: con questa pietra gli scultori abbellirono molte chiese e palazzi nell’Italia settentrionale (la statua del Mosè nella piazza di Arco, la fontana di Piazza Duomo a Trento), ma anche a Vienna così come a Innsbruck.
Da Massone (115 m; parcheggio), frazione di Arco, seguite l’indicazione Policromuro Bosco Caproni che attraversa una suggestiva olivaia fino ai piedi della palestra di roccia Policromuro, nota per i suoi diversi gradi di difficoltà (0.20 ore; fontana). Entrate ora nel bosco Caproni, un vasto ambiente rinaturalizzato per volere dell’ingegnere aeronautico Gianni Caproni — allora proprietario — nato a Massone. In breve, in un paesaggio segnato dal modellamento carsico, raggiungete le cave: quelle «basse», utilizzate soprattutto nella statuaria e segnate da numerose date, e quelle «alte», nella lecceta di Vastré. Siete così alla casa dell’impresario arcense Giovanni Meneguzzi — che nell’Ottocento utilizzò l’oolite per le condotte degli acquedotti — e quella degli operai, oggi risistemata a fini didattici. Occupate nella Seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo, furono abbandonate fino all’attuale interesse turistico-culturale. Lasciate a sinistra il sentiero delle trincee e quello che scende a Patone-Moletta e proseguite sul sentiero Sat numero 667, anche detto della maestra, con direzione Braila (Arco) e camminate sul n. 668 fino al riparo sottoroccia di Pianaura, caratterizzato come una lavagna da incisioni rupestri. Rientrate a Massone sul n. 688, mulattiera che percorrevano i carri (brozi) per il trasporto della legna o del fieno