Autobiografia in danza Ecco l’assolo di Förster
Lutz Förster è, per certi versi, il ballerino-simbolo di Pina Bausch. Classe 1953, entrato nella compagnia della coreografa tedesca nel 1975, ha collaborato anche con la compagnia di José Limon, uno dei massimi maestri della Modern Dance americana, e con il regista statunitense Robert Wilson. Per Oriente Occidente torna a Rovereto con il suo spettacolo-manifesto Dance stories by and with Lutz Förster, autoritratto in forma di danza che debuttò nel 2009 a Utrecht e che da allora Förster non ha smesso di modellare e rinnovare. Risalta, tra i materiali proposti, uno degli assoli più famosi del repertorio del Tanztheater Wuppertal, preso da Nelken, in cui Lutz ricompone gestualmente, grazie all’uso del linguaggio dei sordomuti, le parole della canzone The Man I Love. A causa del maltempo, invece, è stato annullato lo spettacolo di ieri Oscyl Variation, che oggi andrà dunque in scena due volte, alle 11 e alle 18 sulla terrazza del Mart. Lo spettacolo di Förster di questa sera alle 20.30, invece, presso il teatro Zandonai, sarà seguito da un incontro pubblico tra il ballerino e Leonetta Bentivoglio, autrice di diverse pubblicazioni su Pina Baush.
«Dance stories by and with Lutz Förster» racconta della sua vita. Dove finisce l’artista e dove inizia l’uomo?
«Ho sempre cercato di non separare troppo i due aspetti della scena e della vita quotidiana. Chiaramente fare il ballerino è una professione, ma sono stato me stesso in entrambi gli ambiti. Continuerò a danzare fino a quando le persone vorranno vedermi e il mio corpo mi permetterà di farlo. Talvolta ho avuto l’idea di fermarmi ma sono stato convito a continuare, e quando ho ricevuto l’invito di Oriente Occidente non ho potuto rifiutare perché sono venuto a Rovereto molte volte, fin dal 1985, ed è una grande soddisfazione tornare di nuovo in scena al teatro Zandonai».
Qual è la reazione del pubblico a questo spettacolo?
«Quando lo Springdance Festival di Utrecht mi invitò a creare questo lavoro pensavo che sarebbe stato interessante per un pubblico amante della danza, che già conosceva gli spettacoli di Pina. Ho poi scoperto che lo spettacolo interessa anche a persone estranee al mondo artistico, e alcuni spettatori vi ritrovano frammenti della loro stessa vita. Questo è stato uno dei motivi per cui continuo a farlo».
L’anno scorso ha lasciato la direzione del Wuppertal per tornare a insegnare e ad andare in tournée con il suo spettacolo. Come mai questa decisione?
«Sono diventato direttore artistico del Tanztheater perché c’era la necessità che qualcuno guidasse la compagnia, ma non è mai stato un mio desiderio. Nel 2013 accettai consapevole che sarebbe stato un periodo di transizione, ma ora che Adolphe Binder ha preso la direzione sono felice di essere tornato alla mia professione. Danzare è ciò che desidero veramente fare».