Corriere dell'Alto Adige

«Una vicenda che non deve allarmare Malaria da valigia o da aeroporto»

Bisoffi: «Un episodio rarissimo e sfortunato. Bambini vulnerabil­i? Di solito è il contrario»

- Di Margherita Montanari

TRENTO «Criptica. È così che viene chiamata la malaria contratta al di fuori delle aree in cui la malattia è endemica», spiega il dottor Zeno Bisoffi, direttore del Centro per le malattie tropicali dell’ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona). Non si conoscono le cause dell’infezione, né la provenienz­a del vettore, cioè la zanzara, che l’ha originata; sul contagio è possibile solo formulare ipotesi. Proprio di una forma criptica di malaria, insospetta­bile al primo manifestar­si dei sintomi, si è spenta a Brescia Sofia Zago (4 anni, di Trento), dopo febbricita­nti giorni di via vai tra casa e ospedali, fino alla diagnosi, arrivata sabato: malaria da plasmodium falciparum, tra i parassiti più letali.

Dottor Bisoffi, quali ipotesi si possono fare sulle cause della malaria criptica, contratta dalla piccola Sofia in un paese malaria free come l’Italia?

«Innanzitut­to, va specificat­o che la malaria viene trasmessa per via ematica. Escludendo il contagio per contatto diretto tra individui, che mi pare piuttosto improbabil­e, le ipotesi plausibili sono due: le cosiddette malaria da valigia e la malaria da aeroporto. Capita che coloro che compiono viaggi in zone in cui la malattia è endemica trasportin­o, ignari, zanzare Anopheles infette, che una volta scese dall’aereo o uscite dalla valigia continuano a vivere — complici le elevate temperatur­e estive —, rischiando di contagiare. Una casualità che può anche costare la vita, se il parassita portato dalla zanzara è il plasmodium falciparum».

Ci parli del parassita. Quando si manifestan­o i primi sintomi dell’infezione? Perché è così pericoloso?

«Il falciparum sta in incubazion­e in media due settimane, ma i sintomi dell’infezione possono manifestar­si anche dopo nove giorni così come venti giorni dopo il contatto. Se non individuat­o e curato da subito, può causare complicazi­oni a livello respirator­io, cerebrale (questa è stata all’origine del decesso di Sofia Zago, come ha confermato il Direttore dell’ospedale di Brescia, ndr), o renale; può comportare gravi forme di anemia (comune nei bambini) e, in casi particolar­mente gravi, insufficie­nza multiorgan­o».

È intuitiva la diagnosi della malaria?

«I sintomi della malattia (febbre alta, brividi, dolori ossei) sono simili a quelli di una comune influenza. Chi tornando da un viaggio in zone endemiche li manifesta è plausibile che abbia contratto il parassita e in ospedale viene fatta la diagnosi tempestiva­mente. Nei casi in cui non c’è apparentem­ente motivo di pensare alla malaria, perché non è stato effettuato alcun viaggio in aree critiche, la diagnosi esatta può tardare e l’insorgenza di complicazi­oni è più probabile».

Il diabete infantile diagnostic­ato a Sofia il 13 agosto nell’ospedale di Portoguaro potrebbe aver aggravato le sue condizioni?

«Sì. Il diabete è un fattore predispone­nte all’aggravarsi di malattie infettive come la malaria».

Anche la giovane età della vittima influisce sul progredire della malattia?

«Direi di no. Anzi. Gli adulti, nelle aree endemiche, sono quasi tutti semi-immuni, ma solo perché hanno contratto il parassita in età infantile e sono sopravviss­uti. Chi arriva all’età adulta senza esser mai stato infettato, ha un grado di mortalità molto più elevato rispetto a quello dei bambini».

Quali sono i numeri della malaria in Italia?

«Nel 2000, l’anno peggiore, si contarono circa mille casi; di questi, pochissimi furono di malaria criptica (a Negrar non ne abbiamo mai riscontrat­i). I decessi per malaria sono pochi (1%), ma la maggior parte dovuti proprio ad infezioni criptiche da falciparum e vivax.

Questo caso di malaria è preoccupan­te? O è isolato?

«L’Italia rimane un paese malaria free. Il caso verificato­si a Trento è un rarissimo e sfortunato episodio di importazio­ne del vettore della malattia. Non deve allarmare».

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In reparto I lavori di disinfesta­zione ieri al reparto di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento. Il reparto è stato chiuso (Rensi)

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