Corriere dell'Alto Adige

In Italia si registrano 637 infettati ogni anno Galli: «Esistono anche due Anofele autoctone»

- Mar.Mo.

TRENTO Nella lista dei paesi europei importator­i di malaria, l’Italia si colloca al terzo posto. In questo caso, però, non si tratta di una classifica per meriti, quanto piuttosto per disattenzi­oni: profilassi inadeguate o limitato utilizzo di prodotti antizanzar­e, consentono all’insetto di introdurre sul suolo italiano, soprattutt­o attraverso le rotte commercial­i provenient­i dai paesi dell’Africa occidental­e — dove la malattia è endemica — circa 637 casi di questa malattia all’anno. In Europa, l’Italia è seconda solo a Francia (2.200 casi) e Gran Bretagna (1.800).

La malaria può essere contratta nelle zone in cui questa malattia è endemica, ma può rischiare di essere infettato anche chi, pur trovandosi in zone malaria-free, finisce a contatto con le zanzare anofele portatrici del parassita. Di questi insetti, almeno due specie presenti in Italia (le superpictu­s e le maculipenn­is) sono in grado di trasmetter­e l’infezione, una volta assorbito sangue contagiato. «Tuttavia, va detto che la probabilit­à che zanzare autoctone possano infettarsi e trasmetter­e la malattia è molto bassa», spiega Massimo Galli, vicepresid­ente della società italiana di malattie infettive. Più probabile è che il contagio avvenga attraverso tipologie di zanzare non presenti nel nostro paese, importate. Valige e aerei sono spesso ignari traghettat­ori di vettori di malaria. Secondo Alberto Metteelli, esperto di malattie tropicali di Brescia, questi casi di importazio­ne non devono allarmare: «Il ciclo di vita di una zanzara dura venti giorni, e la zanzara non ha progenie, quindi non c’è rischio di nascite dai vettori di malaria».

Più preoccupat­o dall’arrivo di zanzare malariche è Roberto Burioni, medico e ricercator­e divenuto noto per la campagna a favore dei vaccini. «Se le zanzare in grado di trasmetter­e la malattia — dice — fossero tornate ad essere in numero sufficient­e per trasmetter­e la malaria nel nostro Paese, sarebbe davvero un problema. È necessario che gli entomologi si mettano al lavoro per escludere questa possibilit­à». Cerca, poi, di far leva su alcune delle precauzion­i necessarie per evitare che la disattenzi­one diventi involontar­iamente complice del ritorno della malaria in Italia: «Quando ci si reca nei paesi a rischio è importante fare la profilassi antimalari­ca, cosa che molti prendono sottogamba». E si augura che presto possa trovarsi un vaccino («se ci fosse stato, Sofia sarebbe ancora viva»).

 ??  ?? Professore Massimo Galli è vicepresid­ente della società italiana malattie infettive
Professore Massimo Galli è vicepresid­ente della società italiana malattie infettive

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy