«Sangue giusto» Melandri indaga il razzismo italiano
La scrittrice: «Non pensavo a un romanzo di attualità»
«Oggi è morto Attilio Profeti». L’incipit di Sangue giusto, il romanzo di Francesca Melandri da oggi nelle librerie per Rizzoli, è anche la sua conclusione. Nel mezzo, una lunga analisi di quel liquido organico, opaco, viscoso e di colore rosso che chiamiamo sangue. Un fluido organico che nelle società meno lungimiranti viene ancora artificialmente utilizzato per limitare diritti o garantire privilegi. Il nuovo (terzo) romanzo di Francesca Melandri ruota attorno all’indagine di Ilaria Profeti sul passato di suo padre Attilio, uomo dai molti segreti su cui nessuno aveva mai indagato fino alla comparsa di un ragazzo etiope che dichiara di esserne il nipote. Un’indagine nemmeno troppo complicata che necessita solo del coraggio di aprire gli occhi di fronte a un passato che si è voluto rimuovere perché vergognoso. Un passato fatto di gas utilizzati per sconfiggere un nemico male armato ma irriducibile, di violenze compiute dai «virili maschi italici» su ragazzine poco più che bambine, di discriminazioni quotidiane, a volte terribili a volte solo patetiche.
Sangue giusto non si limita a raccontarceli con grande precisione ma, soprattutto, fornisce strumenti utili a comprendere meglio da dove derivi quella mentalità razzista che oggi riaffiora pubblicamente. Un romanzo che finisce per essere di strettissima attualità nelle giornate in cui lo ius sanguinis (il diritto di sangue - Il «sangue giusto») riafferma la propria supremazia sullo ius soli. La stessa autrice non può che rammaricarsene: «Quando ho iniziato a scrivere il romanzo, nel 2012, non pensavo a un romanzo sull’attualità. Mentre scrivevo dell’incontro tra Gheddafi e Berlusconi a Roma pensavo di raccontare il momento più buio della gestione dei flussi migratori. Ora so che non è così».
Se ci si occupa in queste pagine del nuovo romanzo di Francesca Melandri, non è solo per le frequentazioni altoatesine dell’autrice (presenti e passate), ma soprattutto per il suo Eva dorme , romanzo che è collegato da un evidente filo rosso a Sangue giusto.
«È vero, è scrivendo Eva Dorme che ho incominciato a esplorare la mentalità coloniale fascista. Occupandomi della questione sudtirolese, di cui nessuno sa niente a sud di Salorno, è stato inevitabile approfondire il colonialismo in Africa che ha coinvolto tutta Italia. In entrambi i casi è, evidentemente, mancata un’assunzione di responsabilità». Per evitarla sono tornati utili l’oblio e la rimozione: «Sì, ma non va considerato un fenomeno puramente italiano, anzi è la normalità. L’eccezione è la Germania che della rielaborazione del proprio passato nazista ha fatto la sua religione laica nazionale. La rimozione è la regola, le ingiustizie di oggi ne sono spesso i frutti avvelenati, non fosse così il mondo vivrebbe in pace».
Ma il romanzo di Francesca Melandri non è una lavagna su cui sono indicati buoni e cattivi, di conseguenza l’«analisi del sangue» non riguarda solo quello altrui, ma, parte dal proprio: «Mi sono ispirata alla biografia di mio padre anche se non è mai stato in Etiopia. Ho, però, utilizzato la sua personalità per raccontare un carattere generazionale. Per esempio il suo aver pattinato sul 25 aprile scivolando tranquillamente dall’essere convintamente fascista a convintamente democratico. Lo ha fatto così serenamente da non farci mai venire il sospetto che fosse fascista, soprattutto per come ci ha educato. Detto questo, non mi interessano gli eroi e i carnefici, i personaggi facili da amare o da odiare, mi interessano quelli che stanno in mezzo. Quelli che magari credono a cose sbagliate ma a cui continui a voler bene. Riguardo all’analisi del sangue, del mio in particolare, mi ci riconosco. Perché questo dobbiamo fare, controllare bene le sicurezze sui cui siamo seduti».
Tenere gli occhi aperti per evitare di sbattere dove abbiamo già sbattuto, per esempio sul razzismo: «Sì, dal punto di vista letterario il razzismo degli italiani è molto interessante perché è un sentimento ambivalente. Noi non siamo anglosassoni, gli italiani sono stati anche vittime del razzismo, abbiamo quindi un punto di vista particolare che ci permetterebbe di fornire un contributo importante a un tema universale».
Come detto, il romanzo termina là dove era iniziato, sul letto di morte di Attilio Profeti ma, chiusa l’ultima pagina di Sangue giusto, un sorriso accompagna il lettore che ha avuto la fortuna di leggere i racconti Le siberiane seguono il sole (Sellerio) scritti da Franco Melandri, padre di Francesca. Contengono un brano che ora suona come una profezia: «Prima di chiudere gli occhi dobbiamo sapere che i nostri figli, i vostri figli, i figli di tutti noi, li terranno sempre più aperti».
Valori Non mi interessano gli eroi e i carnefici, facili da amare o odiare, ma quelli che stanno in mezzo, che credono a cose sbagliate ma a cui continui a voler bene