Ricciardi accusa sui vaccini «Qui come il Terzo mondo»
Walter Ricciardi, (nella foto) da due anni presidente dell’Istituto superiore di sanità, è impegnato in prima linea nella campagna nazionale a favore delle vaccinazioni. «Non è possibile che una terra così prospera e ricca come l’Alto Adige abbia una copertura vaccinale da terzo mondo», ha detto ieri intervenendo prima al Circolo della stampa e poi all’Eurac.
BOLZANO «Non è possibile che una terra così prospera e ricca abbia una copertura vaccinale da terzo mondo. Scrivetelo pure». Walter Ricciardi, da due anni presidente dell’istituto superiore di sanità, è impegnato in prima linea nella campagna nazionale a favore delle vaccinazioni. Il direttore generale dell’Asl lo ha portato in Alto Adige proprio per fare una serie di incontri pubblici con la popolazione e parlare dell’importanza della prevenzione. Intanto si continua a discutere sull’opportunità di escludere o meno i bambini dall’asilo. «Sbagliato privare i bimbi del diritto alla formazione» avverte Brigitte Foppa in vista del 21 settembre, data entro cui va consegnata all’asilo la documentazione sullo stato vaccinale.
«In tutti gli incontri internazionali che facciamo, l’Alto Adige è una macchia chiaramente visibile. Insieme ad alcune regioni della Baviera e del Baden Wüttemberg. Il benessere e la ricchezza ci hanno spinto a sottovalutare certi rischi e ora alcune malattie che credevamo scomparse stanno tornando» avverte Ricciardi che ieri è intervenuto prima al Circolo della stampa e poi all’Eurac dove diverse mamme e alcuni attivisti no vax hanno chiesto chiarimenti sulla nuova legge. Si temeva una protesta ma all’incontro è filato tutto liscio e il confronto è stato all’insegna del rispetto.
Il presidente dell’Iss fa una panoramica della situazione nel resto del mondo. Dall’Australia dove i non vaccinati perdono il diritto al welfare e pure quello alla pensione fino agli Stati Uniti dove, senzavaccini, non si entra manco all’università. «Tutta l’America, nord e sud, è ormai morbillo free. In Italia e Romania invece — avverte — è in corso un’epidemia. In Romania ci sono stati 40 morti, in Italia ne abbiamo avuti solo 3. Ma erano evitabili con il vaccino. Attualmente si contano 4.500 casi di morbillo in Italia: 1 ogni 8 produce un otite, 1 ogni 15 una polmonite e uno ogni 3mila muore. Prima dell’introduzione dei vaccini si contavano 3040 decessi l’anno. Allora nascevano 1 milione di bambini, oggi la metà. I pochi che abbiamo dobbiamo difenderli».
La situazione altoatesina viene definita «particolarmente grave». «A livello nazionale contavamo di raggiungere la copertura vaccinale per il morbillo entro 2 anni ma la campagna sta ottenendo risultati straordinari. Anche grazie a testimonial come Bebe Vio e forse ce la faremo prima. In Alto Adige, una terra così prospera dove c’è una copertura vaccinale da terzo mondo, vi ci potrebbero volere 4-5 anni. Nel frattempo rischiano di tornare malattie quasi scomparse come, appunto, il morbillo, la meningite e tutte le infezioni legate all’emophilus influenzalis. E, con il global warming, arriveranno anche malattie che finora erano confinate ai tropici. A Trento avete avuto un’assaggio con la malaria, fa sempre più caldo e i vettori di trasmissione proliferano».
Il presidente dell’Iss giudica la legge un compromesso ma loda il coraggio del ministro Lorenzin e annuncia che a breve potrebbe arrivare alle Aziende sanitarie una circolare per obbligare i medici a vaccinarsi. «Basta applicare la legge per la sicurezza sul lavoro: gli operai non entrano in cantiere senza elmetto» mette in chiaro Ricciardi che difende la scelta di escludere da scuola i bimbi non vaccinati e invita anche a considerare i diritti degli immunodepressi. «So di una bimba toscana va a scuola in un altro paese perché nel suo troppi compagni non erano vaccinati. Bisogna tutelare anche chi non si può proteggere. La legge italiana è diventata un modello per molti paesi, la Francia ha fatto una legge simile che prevede anche il carcere per i genitori che non vaccinano».
La questione dell’accesso a scuola continua ad essere un tema incandescente a livello locale. A breve infatti scade il termine per la presentazione della documentazione sullo stato vaccinale alle scuole e non è ancora chiaro se alcuni bambini saranno esclusi. In molti chiedono all’intendenza di dare un segnale. «Non siamo attivisti no vax nè siamo contrari per principio alle vaccinazioni. Purtroppo — ammette Brigitte Foppa — noi verdi abbiamo una posizione intermedia che, in questo muro contro muro, è difficile comunicare. Abbiamo votato la mozione di Pöder perché è giusto garantire il diritto dei bambini alla formazione. Così come va garantita la libertà di scelta. Non troviamo nemmeno giusto che il problema venga scaricato sulla scuola: le maestre non possono trasformarsi in polizia sanitaria».
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