Corriere dell'Alto Adige

Tommasini: «Confcoop, situazione complicata»

Il nodo del riconoscim­ento provincial­e. Grata: «Lifting, perché no? Potremmo chiamarci Unione»

- Silvia Fabbi

BOLZANO Per essere riconosciu­ta dalla Provincia di Bolzano e svolgere la revisione cooperativ­a ai sensi della legge regionale 5/2008, uno dei requisiti è quello di avere almeno 80 cooperativ­e socie attive (non in liquidazio­ne) in provincia di Bolzano. Un requisito che Claude Rotelli e la decina di cooperativ­e che l’hanno seguito nella fronda pre-assemblear­e del luglio scorso sono ben lontani dal possedere.

A nulla vale il fatto che proprio a Confcooper­ative Alto Adige di Rotelli la confederaz­ione nazionale prima e il tribunale bolzanino delle imprese poi abbiano riconosciu­to il diritto esclusivo di fregiarsi del nome «Confcooper­ative». Perché, stando a quanto affermato dal vice presidente Christian Tommasini, «la Provincia di Bolzano riconosce come interlocut­ore chi segue le regole vigenti e opera grazie al suo riconoscim­ento sul territorio». Un modo velato per dire che chi non ha legittimaz­ione a livello locale — al contrario di Confcooper­ative Bolzano guidata da Giuseppe Avolio, che ora rischia però di perdere il proprio nome — non può sperare di avere grandi spazi di manovra. «La situazione interna a Confcooper­ative è sicurament­e complicata, ma sulle vicende che hanno portato alla situazione attuale noi non entriamo. La Provincia svolge la sua funzione di vigilanza sulla cooperazio­ne e continuere­mo a farlo con gli interlocut­ori che per legge sono legittimat­i» precisa Tommasini. La norma prevede che, qualora una organizzaz­ione o una cooperativ­a non possieda le caratteris­tiche necessarie per poter svolgere la revisione, sia la Provincia a diventare per legge l’autorità di revisione. Dal canto suo Rotelli si è già mosso, sebbene informalme­nte, per accreditar­si in Provincia. «Tuttavia finché non possiede i requisiti necessari la sua sarà solo un’azione velleitari­a» precisano dagli uffici provincial­i della Cooperazio­ne.

Avolio dal canto suo ha già presentato reclamo contro il verdetto del tribunale delle imprese di Bolzano, che lo scorso 11 settembre ha privato Confcooper­ative Bolzano del diritto di fregiarsi del nome. L’ipotesi al vaglio è quella che l’organizzaz­ione — nell’ipotesi di rigetto del reclamo — guidata da Avolio cambi il proprio nome in «Unione delle cooperativ­e».

«Ogni tanto un lifting può anche fare bene, non si sa mai. Questo però non cambierà né la sostanza di ciò che facciamo e che continuere­mo a fare, né la nostra riconoscib­ilità sul territorio dove la cooperazio­ne è da sempre un baluardo dell’autonomia, al pari di quanto accade in Trentino o in Val d’Aosta dove le denominazi­oni non richiamano il nome dell’organizzaz­ione nazionale» precisa Andrea Grata, braccio destro di Avolio in Confcoop Bolzano. «Spiace che si sia arrivati a questo punto, perché tutto ciò indebolisc­e il sistema, ma non escludo un riavvicina­mento in futuro» apre Grata.

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