Scommesse, truffa milionaria Smantellata un’organizzazione
BOLZANO È conosciuto da tutti, soprattutto dai navigatori del web, con il nome di «Madoff lusitano». In memoria del ben più noto Bernard Madoff, il criminale statunitense accusato di una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi.
Forse non è dello stesso spessore, ma l’astuzia e l’intelligenza non gli mancano. Distinto signore di origini portoghesi, Jorge Antero da Silva Queiros, 55 anni, ha le idee chiare su cosa vuole: una vita agiata e serena. Per un po’ di tempo ci è anche riuscito, con l’acume tipico di tanti criminali, poi, incappato nelle maglie della giustizia, è stato arrestato dai francesi; capace di architettare una rocambolesca fuga dal carcere di Montpellier degna delle migliori pellicole hollywoodiane, con tanto malattia simulata, trasporto in ospedale, agenti narcotizzati con il gas, grazie alla complicità della moglie. È tornato libero, ma solo per pochi giorni. È stato preso nella scorsa primavera dopo un conflitto a fuoco in Francia.
Sarebbe lui la mente della truffa milionaria messa in atto attraverso una girandola di scommesse sportive offerte a investitori più o meno ricchi, scoperta dalla guardia di finanza di Trento. Lui con la fedelissima moglie, una trentaduenne portoghese, e i due amici, un neozelandese di 49 anni e un inglese di 45 anni, avrebbe architettato un raggiro internazionale attraverso il classico «schema Ponzi», la cosiddetta catena di Sant’Antonio, per dirlo in parole povere, una truffa piramidale che in realtà non manca di qualche limite. L’obiettivo: fare soldi in tempi brevi, attraverso la promessa di allettanti interessi. Carpita la fiducia degli investitori, il truffatore paga piccole somme per convincere la vittima della bontà dell’affare, poi sparisce con il bottino. Il sistema è più semplice di quanto si possa immaginare, tanto banale quanto efficace. La presunta organizzazione proponeva investimenti in sei società con sede negli Stati Uniti, Nuova Zelanda, Gibilterra e infine Svizzera e Italia. Poi c’era la Lampros con sede a Trento (e collegamento diretto in Nova Zelanda con la società RimuTrentino) e la Ec Global Consulting (con sede a Lugano), società titolare di siti online di scommesse sportive che garantivano, attraverso l’uso di algoritmi, vincite «sicure» e interessi mensili pari all’8-10% del capitale investito. In questo modo sono riusciti a gabbare almeno 77 vittime, di cui 65 trentine e due bolzanine. Dal 2010 ad oggi i malcapitati hanno versato somme per almeno 2 milioni 694.905 euro, come contestato dal procuratore Marco Gallina nella richiesta di sequestro.