Corriere dell'Alto Adige

Pd, Bonvicini prende la tessera «Renzi, il faro»

Primarie, il primo impegno: «Costa-Huber ok»

- Clementi

Dopo l’adesione al gruppo consiliare del Pd nel Comune capoluogo, ora il percorso di avviciname­nto si è compiuto: Matteo Bonvicini ha preso la tessera del Partito democratic­o.

BOLZANO Alcuni mesi fa aveva compiuto il primo passo, chiedendo (e ottenendo) l’adesione al gruppo consiliare del Pd nel Comune capoluogo. Ora il percorso di avviciname­nto si è compiuto: Matteo Bonvicini, corteggiat­o a lungo dal centrodest­ra nel 2015 e capolista della Lista Caramaschi alle elezioni dello scorso anno, ha preso nei giorni scorsi la tessera del partito democratic­o. Il primo impegno diretto sarà alle imminenti primarie per il rinnovo di segreteria e assemblea provincial­e: «Vedo bene — afferma — la proposta portata avanti da Carlo Costa e Alessandro Huber». Proprio quest’ultimo, a maggior ragione se sarà confermato il «disimpegno» dell’ala Bizzo, è il favorito per correre come candidato segretario e succedere a Liliana Di Fede.

Bonvicini, Lei ha ribadito più volte di avere ben poco a che fare con la sinistra tradiziona­le. Cosa l’ha indotta a iscriversi al Pd?

«Mi sono convinto seguendo il percorso indicato da Matteo Renzi. La sua è una proposta concreta, la sola in grado di costruire un centrosini­stra più moderno. Siamo in una fase storica che sembra premiare estremismi e populismi. Renzi è l’argine a queste spinte tanto forti quanto pericolose».

E a livello locale?

«Le elezioni provincial­i non sono così lontane: abbiamo un anno davanti, e spero di dare un piccolo contributo al partito. Mi piace l’immagine lanciata da Carlo Costa, che parla di un Pd che sappia essere partito di raccolta non legato al solo gruppo italiano, ma in grado di coinvolger­e anche tedeschi e ladini. L’Alto Adige è una terra molto speciale: al di là delle logiche nazionali, serve un partito molto attento agli aspetti territoria­li».

Cosa significa, in concreto?

«Per fare un esempio: già prima delle elezioni, il Pd dovrebbe aprire un tavolo assieme alla Svp per cercare obiettivi comuni di programma. I temi non mancano: sostegno all’economia, valorizzaz­ione del turismo, gestione dell’emergenza migranti che punti a governare i flussi anziché subirli».

Prima delle elezioni ci sono le primarie del Pd. Bonvicini sarà in lista per entrare nella nuova assemblea provincial­e del partito?

«Ho sempre cercato di valutare con onestà i miei impegni lavorativi e familiari prima di farmi avanti per cariche politiche. Penso peraltro di poter mettere a disposizio­ne la mia esperienza, maturata in un campo delicato come quello della sanità. Al di là dei ruoli, in queste primarie sosterrò l’iniziativa portata avanti da Costa e Alessandro Huber».

A proposito, chi dei due dovrebbe correre come segretario?

«Vanno bene entrambi. Il primo ha più esperienza nelle trattative con la Svp, il secondo è un giovane in gamba».

Eppure una consistent­e parte del partito, da Roberto Bizzo a Luisa Gnecchi, contesta gli attuali vertici. Non la spaventano le liti interne?

«Più che altro faccio fatica a capire: normale avere idee diverse, ma dopo che si è votato tutto dovrebbero rispettare la scelta della maggioranz­a».

Caramaschi è decisament­e più critico di Lei con il Pd.

«Io ho stima totale di Caramaschi: uomo pragmatico, il miglior sindaco che Bolzano potesse avere in questa fase. Non digerisce il Pd? Più che altro credo non accetti di essere tirato per la giacca dall’una e dall’altra fazione».

Il sindaco si è arrabbiato quando ha saputo che Lei lasciava la lista Caramaschi per andare con il Pd?

«Macché, lui sa che sarò sempre il suo primo sostenitor­e in aula».

Lei in consiglio guida la commission­e politiche sociali: bilancio dell’esperienza dopo un anno e spiccioli?

«Positivo, direi. Con un appunto: la giunta potrebbe forse valorizzar­e di più le commission­i tematiche, condividen­do scelte che altrimenti paiono calate un po’ dall’alto».

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Riflession­e Matteo Paolo Bonvicini durante una seduta del consiglio comunale. Classe 1980, è impegnato nella clinica di famiglia e presidente di Federfarma
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Riferiment­i Dall’alto, Ale Huber e Renzo Caramaschi

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