«Merano arte» Quando il presente diventa grottesco
La mostra Kunst Merano Arte, apre il 7 ottobre l’esposizione di Scotto di Luzio Disegni caricaturali e volti distorti fatti di zucchero rivelano il grottesco del reale
Racconta Christiane Rekade, curatrice e direttrice artistica di Kunst Merano Arte, di avere conosciuto Lorenzo Scotto di Luzio a Berlino, alcuni anni fa. «Fino a qualche anno fa, anche io abitavo nella capitale tedesca — ricostruisce — ho visto i lavori di Lorenzo alla galleria Krome. Una Madonna che si muoveva in quello spazio, con una colonna sonora ad hoc. Mi è piaciuto moltissimo, come mi hanno colpita opere successive. Ed eccolo ora a Merano».
L’artista campano, ormai «anche» berlinese, esporrà nello spazio meranese dal 7 ottobre e fino al 14 gennaio. Lorenzo Scotto di Luzio (nato nel 1972 a Pozzuoli) è un osservatore molto attento e sensibile del nostro tempo e della nostra società, delle sue abitudini e delle piccole e grandi debolezze degli uomini. Nei suoi lavori adotta con grande libertà e ironia diversi materiali e differenti tecniche. Il suo approccio non è mai una critica diretta, ma piuttosto un commento, una rappresentazione poetica, spesso tragicomica. È un commento che non si trasforma mai in un giudizio – quel compito, semmai, è lasciato allo spettatore.
A Kunst Merano arte «Lorenzo Scotto di Luzio presenterà una nuova serie di disegni, i cui personaggi bizzarri rivelano il lato oscuro dell’autorappresentazione — ci introduce Rekade — Il disegno ha sempre accompagnato la sua vasta produzione. Si tratta di lavori che nascono spontaneamente più che essere frutto una vera e propria concezione. Al contempo, egli attinge da un vocabolario formale che spazia dalle pose attualmente usate sui social network all’osservazione della politica e della società, fino alla cultura popolare italiana».
La mostra a Merano Arte propone per la prima volta un approfondimento sui disegni dell’artista, con una serie di opere di grande formato realizzate a carboncino, composta da ritratti insoliti, tipi caricaturali, persone reali, personaggi storici o topoi iconografici.
Nel lavoro di Lorenzo Scotto di Luzio queste raffigurazioni divertenti e bizzarre diventano ritratti tragicomici della contemporaneità e mostrano aspetti che normalmente non si vedono: delle smorfie che sogghignano dalla quotidianità.
La stessa ambiguità si presenta anche nel secondo gruppo di opere: esso propone fotografie di volti che l’artista ha ottenuto dall’impasto di zucchero usato dai pasticceri per preparare le meringhe. Tuttavia, invece di prendere la forma delicata della meringa, i pasticcini di un allegro color pastello vengono distorti in strani volti.
I materiali quotidiani adottati acquisiscono così dei significati completamente nuovi, secondo un procedimento tipico del lavoro di Lorenzo Scotto di Luzio: «Viviamo nella società bombardata dalle immagini, e se uno toglie ciò che è da ciò che fa, si rende conto che la realtà è fatta di oggetti freddi, carte del bancomat, supermercati, buste della spesa. Bisogna allora compiere un atto di sincerità e fare entrare queste cose nel proprio mondo poetico».
Il lavoro su carta è affiancato inoltre a sculture e a oggetti di materiali diversi, come l’installazione Spartifila (2017). A partire da materiali trovati come pezzi di legno, secchi di plastica, coni stradali e corde, l’artista crea un vero e proprio «sistema di controllo» colorato, analogo ai controlli di sicurezza negli aeroporti o alle code per entrare ai musei o ai concerti. In questo modo l’artista definisce un passaggio obbligato nel percorso espositivo per lo spettatore. Spartifila pone così l’accento sulle costrizioni sociali e sulle direzioni che ci vengono imposte.
Con i suoi disegni, gli oggetti e le installazioni, Lorenzo Scotto di Luzio propone una visione del nostro presente tanto precisa quanto comica, poetica e al contempo assurda. In bocca a te ogni cosa muore immagina ciò che potrebbe rimanere dell’attuale inondazione quotidiana di immagini e informazioni.
Immagini e informazioni ai quali Scotto di Luzio ci ha non abituato (per fortuna) ma con le quali di sicuro ci stimola da anni. Come in quel La vie en rose, del 2012, sorta di foto di gruppo di una famiglia (quella dell’artista) davanti ad un bancomat. Con colori, sorrisi (e un filo di sarcasmo leggero) che raccontano molto meglio di dotte recensioni. Un paradigma della vita precaria e della crisi economica.
Rekade La direttrice: «L’artista offre un’analisi di società e politica»