UN ASSEDIO SENZA SFUMATURE
L’autonomia dovrebbe essere entrata da tempo in un porto sicuro, invece è ancora minacciata da venti insidiosi. O per usare un’altra immagine: anziché essere vista e apprezzata come la superficie vasta e rigogliosa sulla quale basiamo la nostra convivenza, nonché un modello adattabile in diverse circostanze, troviamo chi la svaluta considerandola un campo spelacchiato, da bruciare o ridurre in nome di ricette reazionarie o avventuristiche. Siamo abituati a conoscere i nemici interni dell’autonomia. Si tratta degli scontenti di professione, dei reduci mentali del nazionalismo (qui da noi ce ne sono sia tra gli italiani sia tra i tedeschi), ai quali ogni buona pratica di compromesso sembra sempre troppo poco, perché amano la nettezza dei vecchi contorni geopolitici, quando lo spirito dei popoli era però intorbidato dalle passioni ostili verso l’alterità, e l’altro era solo il vicino di casa.
Esistono poi anche dei nemici esterni, i quali agiscono perlopiù in base all’ignoranza e all’approssimazione. Un esempio recente l’ha fornito il direttore del Tg La7 Enrico Mentana. Ospite del Festival delle Resistenze di Trento, ha dichiarato: «L’autonomia è un privilegio e non ha più senso di esistere». Mentana ha coinvolto nel suo discorso anche l’Alto Adige: «Non si può giustificare l’autonomia con il dire altrimenti quelli se ne vanno, perché non esiste una nazione sudtirolese, alcuni parlano la stessa lingua che c’è aldilà del confine ma questo non porta a diritti superiori». Possiamo chiederci con costernazione come faccia un uomo che ha la fama di essere «sempre sul pezzo» a ignorare le ragioni storiche che legittimano l’autogoverno regionale e a disconoscerne i meriti attuali. Lo scivolone purtroppo non è occasionale, attinge cioè a un retroterra di pensiero ostinato. Lo stesso Mentana, qualche giorno prima, aveva scritto su Facebook: «Ma perché i curdi, i catalani, i baschi non dovrebbero aver diritto a un loro Stato? Perché l’Armenia sì e il Kurdistan no? Perché Andorra sì e la Catalogna no? Perché il Liechtenstein sì e l’Euskadi no? Perché Israele sì e Palestina no? Le croste terribili del passato non possono farci sviare dalla strada più diritta verso un futuro giusto. Un popolo, una storia, una lingua, una nazione. Conosco i mille problemi, interessi, blocchi: ma la carta geografica non può essere solo l’effetto delle guerre». Chi non apprezza le virtù dell’autonomia finisce sempre con il non accorgersi delle sfumature, e s’immagina di contrastare i problemi favorendo la soluzione del tutto o niente. Una tentazione che non è mai stata una buona soluzione.