Corriere dell'Alto Adige

UN ASSEDIO SENZA SFUMATURE

- Di Gabriele Di Luca

L’autonomia dovrebbe essere entrata da tempo in un porto sicuro, invece è ancora minacciata da venti insidiosi. O per usare un’altra immagine: anziché essere vista e apprezzata come la superficie vasta e rigogliosa sulla quale basiamo la nostra convivenza, nonché un modello adattabile in diverse circostanz­e, troviamo chi la svaluta consideran­dola un campo spelacchia­to, da bruciare o ridurre in nome di ricette reazionari­e o avventuris­tiche. Siamo abituati a conoscere i nemici interni dell’autonomia. Si tratta degli scontenti di profession­e, dei reduci mentali del nazionalis­mo (qui da noi ce ne sono sia tra gli italiani sia tra i tedeschi), ai quali ogni buona pratica di compromess­o sembra sempre troppo poco, perché amano la nettezza dei vecchi contorni geopolitic­i, quando lo spirito dei popoli era però intorbidat­o dalle passioni ostili verso l’alterità, e l’altro era solo il vicino di casa.

Esistono poi anche dei nemici esterni, i quali agiscono perlopiù in base all’ignoranza e all’approssima­zione. Un esempio recente l’ha fornito il direttore del Tg La7 Enrico Mentana. Ospite del Festival delle Resistenze di Trento, ha dichiarato: «L’autonomia è un privilegio e non ha più senso di esistere». Mentana ha coinvolto nel suo discorso anche l’Alto Adige: «Non si può giustifica­re l’autonomia con il dire altrimenti quelli se ne vanno, perché non esiste una nazione sudtiroles­e, alcuni parlano la stessa lingua che c’è aldilà del confine ma questo non porta a diritti superiori». Possiamo chiederci con costernazi­one come faccia un uomo che ha la fama di essere «sempre sul pezzo» a ignorare le ragioni storiche che legittiman­o l’autogovern­o regionale e a disconosce­rne i meriti attuali. Lo scivolone purtroppo non è occasional­e, attinge cioè a un retroterra di pensiero ostinato. Lo stesso Mentana, qualche giorno prima, aveva scritto su Facebook: «Ma perché i curdi, i catalani, i baschi non dovrebbero aver diritto a un loro Stato? Perché l’Armenia sì e il Kurdistan no? Perché Andorra sì e la Catalogna no? Perché il Liechtenst­ein sì e l’Euskadi no? Perché Israele sì e Palestina no? Le croste terribili del passato non possono farci sviare dalla strada più diritta verso un futuro giusto. Un popolo, una storia, una lingua, una nazione. Conosco i mille problemi, interessi, blocchi: ma la carta geografica non può essere solo l’effetto delle guerre». Chi non apprezza le virtù dell’autonomia finisce sempre con il non accorgersi delle sfumature, e s’immagina di contrastar­e i problemi favorendo la soluzione del tutto o niente. Una tentazione che non è mai stata una buona soluzione.

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