La protesta: «L’Ateneo sia libero da interessi privati»
Manifestazione degli studenti. Assenti alla cerimonia Cgil, Cisl, Uil e membri del Senato
ROVERETO Le scritte fiorite nella notte, sulle facciate di Economia e Sociologia, nel corso della mattinata sono state cancellate. L’intonaco fresco lascia memoria del dissenso. «A Marchionne laurea in sfruttamento», si leggeva prima della copertura in via Verdi. Come annunciato, il collettivo universitario Refresh (Cur) e i Giovani comunisti con un paio di bandiere al seguito hanno manifestato a Rovereto: una trentina di persone, osservate a vista dalle forze dell’ordine. «Vogliamo un’università libera da interessi privati», ha ribadito Yosef. L’eco del megafono non ha comunque raggiunto i locali del Polo Meccatronica, il presidio con cerimonia alternativa e brindisi ironico s’è fermato qualche decina di metri più in là.
Il diploma stampato su carta A3, con logo d’ateneo, recitava la formula di rito: «Paolo Collini, rettore dell’università di Trento, visti gli attestati di studio compiuti conferisce a Sergio Marchionne la laurea in devastazione e saccheggio». La protesta del collettivo Refresh ieri s’è consumata a distanza, senza particolari tensioni. «Oggi vogliamo portare fino al Polo Meccatronica la nostra contrarietà — ha esordito Yosef, a nome del collettivo — Sappiamo come oggi è gestita la nostra università; è stata chiamata provincializzazione, ma vediamo soltanto un credito di 200 milioni di euro nei confronti della Provincia e un ateneo costretto a non chiedere i soldi indietro: siamo al guinzaglio del potere politico». Ancora: «Siamo diventati un partner commerciale, tuttavia l’università dev’essere luogo del sapere critico, libero da interessi privati».
Nel merito, il collettivo stigmatizza la scelta di consegnare l’alloro a Marchionne: «Ha sfruttato, delocalizzato, ha alle spalle migliaia di famiglie lasciate sul lastrico e non ci è permessa alcuna contestazione».
Oltre alle proteste degli studenti, visibili a occhio nudo, ieri ci sono state altre forme di pacato dissenso: le assenze. Dei sindacati, innanzitutto. Cgil, Cisl e Uil non erano presenti. Anche sul palco c’era qualche sedia in meno. Nel corteo accademico mancavano alcuni direttori di dipartimento e quattro senatori: Gianni Santucci, Riccardo Zandonini, Giovanni Pascuzzi e Giuseppina Orlandini. Assenze giustificate oppure silenzioso distacco?