Con il M5S a Palazzo trattativa in pericolo Intanto si negozia per liquidare i privati
BOLZANO Il 14 gennaio del 2016, oltre un anno e mezzo fa, i soci pubblici di Autobrennero hanno firmato con il ministro alle Infrastrutture Graziano Delrio il protocollo d’intesa per la concessione «in house» di A22.
L’accordo arrivava dopo un altro anno e mezzo dalla scadenza della concessione precedente, il 40 aprile del 2014. Adesso ci si avvicina alle elezioni politiche: se si riesce a firmare la concessione prima della fine della legislatura c’è la speranza di portarla a casa, con il governo di centrosinistra. Se invece si dovrà discutere con il centrodestra, la partita sarà molto più difficile, basti ricordare che il precedente ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi (Ap, governi Letta e Renzi) non intendeva assolutamente chiedere all’Europa la concessione di A22 in house, sostanzialmente saltando la gara. La società Brennero-Modena non voleva però mollare: senza un rinnovo della concessione non era disposta a garantire più i 550 milioni del tesoretto pro-Tunnel accantonato esentasse fino a metà 2014. Con il passaggio del timone a Delrio le cose sono migliorate, ma a quanto pare non si riesce a concludere (l’ultima rassicurazione è arrivata dallo stesso ministro a fine 2016, mentre riceveva la cittadinanza onoraria Bocenago, in val di Ledro). Perfino la prospettiva di un governo M5s è negativa per gli interessi della Regione: si andrebbe quasi sicuramente a gara, la concessione in-house sarebbe probabilmente accantonata. Il gioco, dunque, ora è del tutto politico.
Il presidente della Provincia di Trento, Ugo Rossi, aveva toccato esplicitamente il tema A22 nell’intervista di domenica al Corriere del Trentino: un governo stabile con il Pd costretto ad allearsi con Forza Italia sarebbe accettabile solo a patto di mettere al sicuro partite autonomistiche come l’A22 «in-house». Sul piano tecnico infine c’è ancora da definire la somma per liquidare i soci privati di Autobrennero, una percentuale sotto al 17% che dovrebbe ricevere una somma che varia dai 150 ai 200 milioni di euro. Il negoziato è aperto: a nessuno fa piacere abbandonare una società da 71 milioni di utile.