Corriere dell'Alto Adige

GIOVANI SOCIAL MA POCO ATTIVI

- Di Giorgio Mezzalira

Chiedimi se sono felice. Ai giovani l’hanno chiesto davvero. L’Osservator­io che monitora la condizione giovanile in Italia rileva che più del 70% dei nostri ragazzi sostiene di essere abbastanza o molto felice; ciò sebbene ci sia la consapevol­ezza che il proprio Paese offra limitate o scarse occasioni per chi abbia la fortuna di entrare nel mercato del lavoro. Una felicità non ingenua, dicono gli esperti, che la carenza di prospettiv­e può scalfire, lasciando che siano l’ansia e il senso di impotenza ad avere la meglio, due possibili lati del perimetro della marginalit­à. La felicità di cui si parla è quella meno connessa al benessere economico, legata piuttosto alla produzione di senso e al riconoscim­ento sociale. In altre parole, la buona scorta di autostima che serve per crescere e realizzars­i. È la stessa felicità che vanno cercando i giovani altoatesin­i e che la recente indagine Astat ha misurato. Esser felici sta al primo posto degli obiettivi da raggiunger­e nella vita. Come contraddir­li?

Se poi si chiede quale sia, secondo loro, il maggior problema in Alto Adige, salta fuori l’egoismo e l’invidia. Solo a seguire, il costo della vita, la difficoltà di trovare casa e lavoro, l’immigrazio­ne. Si potrebbe azzardare che in una simile risposta vi si legga il riflesso della centralità conquistat­a dalla questione morale nella vita pubblica e nella politica italiana. Tv, giornali e famiglia sono stati d’altra parte un’ottima cassa di risonanza. Ben venga che i nostri giovani apprezzino e chiedano onestà, legalità, fedeltà. Ma si tratta di una parte della spiegazion­e. Se ci spostiamo sul piano dell’universo di valori, ovvero su ciò che loro ritengono «in» e «out», come interpreta­re la prevalenza di aspetti più attinenti alla sfera personale (cortesia, fedeltà) che all’impegno sociale (assumersi responsabi­lità, solidariet­à, onestà, legalità)? Ha una qualche correlazio­ne con l’idea che l’egoismo e l’invidia siano problemi più stringenti rispetto alle grandi questioni sociali?

La «personaliz­zazione» — inclusi i suoi derivati — è una piega dei comportame­nti sociali e politici che non scopriamo da oggi. La sfera personale è sempre più misura del mondo. Ragionando sui nostri ragazzi, al «sociale» la stragrande maggioranz­a di loro preferisce il «social». Secondo l’indagine il 60% fruisce dei grandi network più per finalità private, mentre la restante parte ne fa un uso più pubblico. Sono piattaform­e di certo non estranee a impegno e, qualche volta, alla mobilitazi­one, tuttavia la partecipaz­ione è qualcosa di diverso dal semplice esserci. E non vale solo per i giovani.

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